Palermo e le strisce blu (quasi celesti): viaggio fra norme e cavilli del parcheggio

di Redazione

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Palermo e le strisce blu (quasi celesti): viaggio fra norme e cavilli del parcheggio

| venerdì 06 Settembre 2013 - 17:54

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PALERMO, 7 SETTEMBRE 2013 – Strisce blu, incubo di ogni automobilista. Se lavori in centro a Palermo non hai scampo: parte del tuo stipendio finisce per pagare il parcheggio (o le multe se provi a fare il furbo).

Ma queste famigerate e temibili strisce blu sono in regola? Ci siamo posti la domanda e abbiamo provato a fare chiarezza in questo complicato giro di norme, regolamenti e cavilli burocratici. La materia non è facile e qualche dubbio resta, soprattutto se non ci si vuole fermare alla semplicistica conclusione che “le multe non sono valide”, affermazione diventata ricorrente dopo una serie di sentenze che hanno dato ragione agli automobilisti.

 

A Palermo i parcheggi a pagamento sono gestiti da Amat, la partecipata del Comune che si occupa del trasporto pubblico, e da Apcoa, società mantovana che dal Comune di Palermo ottenne nel 2006 una convenzione, parallela al contratto in project financing per la realizzazione del parcheggio sotterraneo di piazza Vittorio Emanuele Orlando, giusto sotto il Tribunale.

 

Mentre però il rapporto fra Comune e Amat è una concessione e i dipendenti della municipalizzata sono incaricati di pubblico servizio, così non è per Apcoa. Differenza non da poco.

Posteggiare sulle strisce blu Apcoa e non pagare è un po’ come entrare al bar, prendere un caffè e andar via senza pagare. O entrare in un parcheggio privato e tornarsene a casa senza uscire un euro.

I dipendenti della società mantovana – che gestisce qualcosa come 2.700 posti oltre quelli del parcheggio del Tribunale (numeri non ufficiali perché Apcoa non ha risposto alle nostre domande) – non possono però elevare multe, ma solo chiedere un pagamento per inadempienze contrattuali.

 

E se il cittadino non paga? Nessuna cartella della Serit, solo una lettera seguita poi da una raccomandata e infine, se la società decide di procedere per il recupero delle somme, un processo su base civile. Processo al quale il più delle volte la società rinuncia: costi elevati, tempi lunghi, obbligo di provare che in quel dato momento non era esposto il tagliando, un infinito rimpallo di competenze fra il Tribunale di Mantova e quello palermitano nel tentativo di stabilire se l’automobilista che non paga è definibile come consumatore o meno. Come dire “il gioco non vale la candela”.

 

Questa anomalia era già stata sollevata, subito dopo il suo insediamento nel 2006, dall’allora difensore civico del Comune di Palermo, Antonio Tito. “Si è accertato che le somme richieste, a seguito delle violazioni delle condizioni di utilizzo delle aree di sosta a pagamento, trovano fondamento nelle fonti privatistiche normative e contrattuali”, scriveva Tito nella sua relazione periodica e precisava che “le eventuali azioni esecutive che l’Apcoa dovesse ritenere di intraprendere non potranno che articolarsi sulla base dei codici civili e di procedura civile”. Che non equivale ad una generica e qualunquistica affermazione del tipo “le multe sono illegittime” ma motiva, giuridicamente, la differenza fra penali contrattuali (quelle dell’Apcoa) e sanzioni dettate dal codice della strada (quelle dell’Amat).

 

Multe o penali che siano però, a monte di tutto c’è il famoso Piano Urbano del Traffico, quello stesso Put che fece annullare dal Tar le ZTL volute dall’amministrazione Cammarata e di cui, ad oggi, restano solo le telecamere ai varchi. Silenziosi guardiani.

Il Codice della Strada vuole che i parcheggi a pagamento debbano essere “bilanciati” da una quota di parcheggi liberi realizzati nelle immediate vicinanze, a meno che non ci si trovi in zone a traffico limitato. Proprio quelle Ztl naufragate. Un giro veloce in centro fa sorgere il dubbio che di parcheggi free ce ne siano troppo pochi ma il Comune garantisce che la proporzione è rispettata.

 

“Gli stalli tariffati e quelli liberi – assicura l’assessore al Traffico, Tullio Giuffrè – oggi sono simmetricamente pari al 50% , sebbene ciò riguardi l’intero territorio urbano e non sia distribuito in modo omogeneo. È in programma, dopo l’approvazione del Put da parte del Consiglio Comunale, una migliore omogeneizzazione”.

Un’immediata approvazione del Put la chiede Adiconsum. “L’associazione – spiega il presidente provinciale, Benedetto Romano – è sì dalla parte dei consumatori ma soprattutto dalla parte del rispetto dei diritti. Questo significa che nessuno può pensare di parcheggiare e non pagare con la falsa giustificazione che le ‘multe sono illegittime’. Quello che effettivamente serve e con assoluta rapidità è il Piano Urbano del Traffico, unico strumento che può fare chiarezza in materia. A garanzia dei consumatori stiamo comunque approfondendo la questione, soprattuto per verificare se l’obiettivo di evitare il cosiddetto “effetto ventosa” (ossia la prolungata occupazione dei parcheggi) non si sia trasformato nel tempo nel tentativo di fare cassa”.

La ciliegina sulla torta di una materia decisamente ingarbugliata è una recente sentenza del giudice di pace – ma non la prima – che ritiene illegittime le sanzioni perchè il rapporto fra Comune e Amat è scaduto dal 2008. E dal 2005 non è possibile procedere al rinnovo tacito, sostiene il giudice accogliendo le motivazioni del legale dell’automobilista.

 

“La Convenzione risulta vigente – assicura Giuffrè – perché a suo tempo era stato previsto un tacito rinnovo. In ogni caso la gestione delle zone blu ad Amat discende dal contratto di servizio con il Comune di Palermo che scadrà nel 2030″.

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