Enti di Formazione a soqquadro | In manette dieci persone VIDEO

di Redazione

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Enti di Formazione a soqquadro | In manette dieci persone VIDEO

| lunedì 14 Ottobre 2013 - 08:32

Peculato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, falso e frode fiscale sono i reati ascritti a dieci persone finite agli arresti a seguito di un’operazione della guardia di finanza di Catania. Coinvolti 4 enti di formazione con sede nel capoluogo etneo e operanti in tutta la Sicilia.

L’operazione è in corso dalle prime luci dell’alba. I finanzieri stanno eseguendo un’altra ordinanza di custodia cautelare e contestualmente anche il sequestro preventivo per equivalente. L’ordinanza è stata emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania, nei confronti di un’associazione a delinquere finalizzata all’illecita percezione di contributi nazionali e comunitari destinati alla realizzazione di corsi di formazione professionale.

L’indagine della Guardia di Finanza ha svelato l’esistenza di un associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione ed all’indebita percezione di contributi pubblici, anche comunitari, per circa nove milioni di euro, allo stato accertati, sul totale dei circa 58 milioni ricevuti complessivamente nel quinquennio 2005-2010 per l’organizzazione e realizzazione di 112 corsi. Il provvedimento cautelare ha interessato 10 indagati, per due dei quali e stata disposta la custodia cautelare in carcere. Per gli altri otto sono stati disposti i domiciliari.

Queste le reazioni su Twitter di Ivan Lo Bello, vice presidente di Confindustria

 

 

Il gip ha anche disposto il sequestro di beni per circa 3.700.000 euro. Gli enti coinvolti sono l’Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe), l’Istituto di ricerche e applicazioni psicologiche e sociologiche (Iraps), l’Associazione nazionale famiglie emigrati siciliani (Anfes), e l’Istruzione, servizi, sport, volontariato, italiano e regionale (Issvir), tutti con sede a Catania. Le indagini hanno anche interessato un funzionario della Regione Siciliana in servizio all’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania, che ha revisionato i rendiconti degli enti che avrebbe violato le regole di controllo in cambio di incarichi a congiunti in enti interessati dalle indagini.

Il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Saffo e del nipote Francesco Cavallaro. Disposti i domiciliari per Concetta Cavallaro, Manuela Nociforo, Eleonora Viscuso, Domenico La Porta, Rosa Maria Trovato, Giuseppe Bartolotta e Biagio La Fata. È in corso l’esecuzione degli arresti domiciliari per un decimo indagato.

 

L’entità della frode scoperta nell’operazione, denominata “Pandora”, sui corsi di formazione professionale in Sicilia, culminata con 10 arresti e il sequestri beni di 3,7 milioni da parte della Guardia di finanza di Catania, è stimata in poco meno di 8 milioni e 900 mila euro. L’organizzazione avrebbe utilizzato documenti falsi per la rendicontazione di spese per acquisti di beni e servizi per più di 5 milioni e 456 mila euro.

Giuseppe Saffo, secondo l’accusa, avrebbe incassato senza averne alcun titolo 1.483.974 euro. Anche l’individuazione dei fornitori degli enti di formazione professionale, in occasione dell’acquisto di beni e servizi, era effettuata aggirando le regole previste dalla normativa, che prevede la comparazione di tre preventivi. In particolare l’organizzazione provvedeva alla formazione di preventivi falsi, utilizzando nominativi di società inconsapevoli, con prezzi molto superiori rispetto a quelli proposti dalla imprese legate al gruppo, sulle quali inevitabilmente cadeva la scelta.

“Avremmo potuto – ha detto il sostituto procuratore Giuseppe Gennaro – creare fabbriche, posti di lavoro e quant’altro. Siamo convinti che insieme alla Guardia di finanza riusciremo a dimostrare dove è finito tutto il resto del mare di denaro che è stato erogato dalla Comunità europea, dallo Stato e dalla Regione Siciliana per fare ingrassare alcune persone che hanno ville a mare, ville di 12 stanze”. Il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè, che ha parlato di una “operazione scandalosa fatta sulla pelle della povera gente” ed espresso la sua “indignazione” per aver visto “come si sperpera il denaro pubblico per fini assolutamente privati”.

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