Alitalia proverà a fare a meno dell’apporto finanziario di Air France-Klm mercoledì 13 novembre quando al Consiglio di amministrazione sarà presentato il nuovo piano industriale “stand alone”, messo a punto dall’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, un piano che ha la presunzione di affrontare il futuro anche senza il partner franco-olandese.
Air France, infatti, non ha ancora reso noto se sottoscriverà l’aumento di capitale da 300 milioni (75 milioni la quota del gruppo d’oltralpe attualmente titolare del 25% del capitale Alitalia, n.d.r) che scade alla mezzanotte del 14 novembre.
Air France-Klm ha azzerato il valore della sua partecipazione in Alitalia. Questo vuol dire che non intende riconoscere alcun ruolo ai vecchi azionisti “dal momento che hanno in mano ‘carta straccia’”, ha scritto in una nota. Alle banche, come agli altri creditori, Parigi chiede una fortissima ristrutturazione del debito fino all’80%. Ma le banche non sembrano molto disponibili a tagliare i propri crediti visto che si sono già molto impegnate mettendo a disposizione 200 milioni di liquidità e di essersi impegnate a sottoscrivere l’inoptato, ovvero le quote non richieste, per 100 milioni di euro. Analogo atteggiamento dai creditori: è difficile che Aeroporti di Roma, dia una ‘sforbiciata’ agli oltre 100 milioni di crediti visto che la controllante (Atlantia) ha già sottoscritto l’aumento di capitale per 26 milioni.
Forte preoccupazione sul fronte sindacale visto che il nuovo ‘Piano di Del Torchio’ dovrebbe prevedere circa 3 mila esuberi che verrebbero affrontati con la cassa integrazione per oltre 1.000 dipendenti e con il mancato rinnovo di circa due mila contratti a termine. Sul fronte salariale, si parla di una riduzione del 20% degli stipendi per tutti coloro che hanno una retribuzione superiore ai 40 mila euro annui.
Rimane da chiarire, inoltre, se, in assenza dei francesi, Poste Italiane sottoscriverà la quota di 75 milioni che aveva annunciato. Pare, infatti, che il ministero dell’Economia (azionista unico delle Poste) sia disponibile a sottoscrivere l’aumento di capitale solo a fronte del versamento, da parte degli altri soci, di 225 milioni. E, a oggi ce ne sono 171: 100 che verrebbero sottoscritti dalle banche (Unicredit ed Intesa Sanpaolo) e 71 già versati dai soci italiani (Intesa SanPaolo 26 milioni, Atlantia 26 milioni, Immsi 13 milioni e Maccagnani 6 milioni). Insomma, per avere 75 milioni dalle Poste, qualcuno deve tirare fuori altri 54 milioni.