“Troppi giorni di malattia”, l’azienda lo licenzia | Muore l’operaio-eroe malato di tumore

di Domenico Giardina

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“Troppi giorni di malattia”, l’azienda lo licenzia | Muore l’operaio-eroe malato di tumore

| giovedì 21 Novembre 2013 - 09:32

La storia di Oliviero Biancato è la vicenda di un uomo che ha dato tutto e ha ricevuto in cambio solo indifferenza. La storia di Oliviero Biancato è quella di un uomo che si ammala di tumore e ad aprile 2013 viene licenziato dalla propria azienda a seguito dell’esaurimento dei giorni di malattia previsti dal contratto di lavoro. Sì, perché Oliviero Biancato era un operaio metalmeccanico che lavorava in un’azienda di Mestre che produce impianti elettrici. L’azienda che non ha avuto la giusta sensibilità che permette di andare al di là delle fredde cifre.

La ditta, infatti, non ha commesso nessun errore da un punto di vista legislativo. Il contratto è stato rispettato alla lettera e questo prevede che il datore di lavoro abbia la possibilità di licenziare il suo dipendente al termine del periodo di assenze per malattia previsto e garantito per legge. Questa decisione ha prostrato ancora di più un Oliviero già sofferente per la lotta contro un carcinoma che non gli ha dato nemmeno un attimo di tregua. Una brutta recidiva arrivata dopo aver già vinto il male una volta nel 2005. La chemioterapia fiacca nel corpo e nell’anima ma questo non è stato tenuto nella giusta considerazione dall’azienda. Per loro ha fatto fede il dato statistico e basta.

La moglie, Maria Teresa, 52 anni, colf, non ha la forza di andare contro la decisione della ditta: “Non me la prendo neppure con loro – afferma sconsolata – ma contro un legislatore che non ha mai saputo preservare il posto di lavoro di chi deve curarsi. A Oliviero non hanno concesso nemmeno l’aspettativa”.

Rimane comunque un triste episodio di burocrazia contabile che non riesce a guardare oltre le cifre. In fondo in azienda conoscevano bene Oliviero. Quell’uomo dalla generosità non comune, che nel luglio 2012, già alle prese con la malattia che lo avrebbe portato alla morte, trovò la forza di gettarsi nelle acque di un canale che costeggia le ciminiere di Porto Marghera per salvare una donna che aveva tentato di farla finita. Da quel giorno, per tutti, Oliviero Biancato è diventato l’eroe di San Giuliano, dal nome del ponte da cui si era lanciata la donna sconosciuta da lui salvata.

Il licenziamento per Oliviero divenne un motivo di ulteriore depressione. Ha inferto un durissimo colpo a un corpo già fiaccato dal male. Come racconta la moglie “da quel momento Oliviero si è chiuso in se stesso, rimanendo a letto e lasciandosi andare”. La conclusione di questa storia, nelle parole di Maria Teresa, suona ancora più amara: “Forse nel nostro Paese chi si ammala non può lavorare”. La speranza è che questo caso possa sollevare un’alzata di scudi anche da chi i lavoratori dovrebbe tutelarli, sindacati in primis. Ma al momento il silenzio è davvero assordante.

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