Bimbi disabili segregati in una “casa-tugurio” a Gela | Denunciato il nonno per maltrattamenti

di Maria Teresa Camarda

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Bimbi disabili segregati in una “casa-tugurio” a Gela | Denunciato il nonno per maltrattamenti

| lunedì 25 Novembre 2013 - 19:23

Nove persone, sei delle quali disabili, tra cui tre bambini, vivevano in una “casa-tugurio” a Gela, nel rione Fondo Iozza, in provincia di Caltanissetta. I carabinieri, coordinati dalla Procura dei minori, sono intervenuti grazie alla denuncia i servizi sociali del Comune di un vicino di casa che aveva scoperto le terribili condizioni dell’abitazione. Il magistrato dei minori, Simona Filoni, ha definito le condizioni in cui vivevano queste persone “indescrivibili ed incompatibili con i requisiti minimi di dignità immaginabili per gli essere umani”.

La famiglia era composta da un pensionato di 67 anni, dai due figli disabili di 33 e di 30 anni, di una figlia di 40 anni, di un terzo figlio 38enne (l’unico che lavora) sposato, con moglie e tre bambini disabili (una femmina e due maschietti) rispettivamente di sei, quattro e due anni. Nel rapporto sul sopralluogo degli inquirenti si legge che la casa, priva di dotazione idrica, “si presentava fatiscente, pervaso da un odore nauseabondo, ricolmo di sporcizia , con panni sporchi ed immondizia accatastati in ogni dove, cicche di sigarette e cenere sparse per terra, muffa e ragnatele sui muri, servizi igienici sporchi, maleodoranti ed inagibili”, con “notevoli tracce di escrementi essiccati sui pavimenti”.

In una stanza “chiusa a chiave – si legge ancora nel comunicato della procura per i minori – giaceva, riverso su un letto, su un materasso lercio, in stato di totale ipotonia, uno dei minori del suddetto nucleo, in un ambiente pervaso dal fumo, dai rifiuti, dallo sporco e da un odore nauseabondo”.

I tre bambini, di età compresa fra i due e i sei anni, sono già stati trasferiti in una casa famiglia. L’ufficio di igiene dell’Asp di Caltanissetta ha dichiarato inagibili i locali, ma gli adulti continuano a vivervi in attesa di una diversa sistemazione. Ora gli investigatori stanno ipotizzando a carico del capofamiglia i reati di violazione dell’obbligo di assistenza familiare e di maltrattamenti in famiglia.

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