Trattativa Stato-mafia, Di Matteo dopo le minacce:| “Riina teme la scoperta di accordi esterni”

di Redazione

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Trattativa Stato-mafia, Di Matteo dopo le minacce:| “Riina teme la scoperta di accordi esterni”

| martedì 17 Dicembre 2013 - 21:07

“Non è storia recente che ogni qual volta si alzi il livello delle indagini e si esca dal perimetro dell’ala militare di Cosa Nostra, questo tipo di investigazioni dà fastidio ad ambienti esterni, a Cosa Nostra, ma anche alla stessa organizzazione mafiosa”.

Così il pm di Palermo Nino Di Matteo, intervistato da Linea Gialla, il programma di approfondimento de La7 condotto da Salvo Sottile in onda questa sera, valuta così le reazioni del boss all’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Il capomafia, durante colloqui intercettati, ha manifestato grande fastidio per l’indagine e profonda ostilità verso i pm che la conducono.

“Certamente Totò Riina – ha continuato –  non ha nulla da temere, da un punto di vista prettamente concreto, dall’erogazione di una eventuale condanna. È già condannato per parecchi episodi di omicidio e di strage a numerosi ergastoli. Probabilmente non accetterebbe l’eventualità che vengano fuori dal processo e dalle indagini che stiamo continuando a fare ipotesi di accordo e di cooperazione con entità esterne a Cosa Nostra. Questa è un’analisi che possiamo fare ma della quale certamente non possiamo in questo momento essere sicuri”.

“Io non voglio spiegare nulla e interpretare condotte o omissioni altrui – ha continuato il pm – mi sento soltanto di ricordare che da quando con Antonio Ingroia 5 anni fa abbiamo iniziato questa indagine abbiamo rilevato un dato: le critiche, alcune volte anche gratuite e cattive, sono venute da tutte le parti, da vari settori della politica, senza distinzione di colore. Almeno ci vorranno riconoscere che non è stata un’indagine fatta per favorire una parte politica a scapito di altre”.

“Ritengo che comunque sia comprensibile che ogni qual volta si tocchi il tasto dolente delle possibili collusioni tra mafia e pezzi delle istituzioni – ha aggiunto -, inevitabilmente si scateni un interesse anche di tipo contrario all’approfondimento di queste ipotesi. Noi cerchiamo di fare i magistrati, di fare appieno il nostro dovere, ma certamente tutto quello che è capitato in questi ultimi mesi è un’ulteriore riprova del concetto che ho cercato di esprimere”.

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