Renzi al voto di fiducia della Camera | Il premier: “Dobbiamo essere traino in Europa” /DIRETTA

di Redazione

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Renzi al voto di fiducia della Camera | Il premier: “Dobbiamo essere traino in Europa” /DIRETTA

| martedì 25 Febbraio 2014 - 09:43

Matteo Renzi chiede la fiducia alla Camera dopo la lunga maratona notturna e il voto di fiducia al Senato, che ha fatto registrare 169 voti, 3 in meno rispetto a quelli ottenuti dal governo Letta. La fiducia è arrivata con i voti di Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e il Partito democratico e con l’aspra opposizione di Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Sel. Anche Forza Italia non ha votato la fiducia ma “faremo un’opposizione responsabile – ha spiegato Paolo Romani, capogruppo al Senato – e saremo pronti a votare le proposte utili al Paese”.

Prima del dibattito Renzi ha incontrato Vania Ardito, la moglie di Salvatore Girone e Paola Moschetti, la compagna di Massimiliano Latorre, i due fucilieri italiani bloccati in India per i quali il premier ha promesso tutto l’impegno possibile.

Fassina voterà la fiducia. Non si discosterà dal suo gruppo parlamentare  ma si riserva la libertà di scegliere volta per volta se dare o meno il suo appoggio all’esecutivo. “Non lasceremo solo il governo – dice -, la solitudine al comando non funziona, la storia del ventennio alle nostre spalle dovrebbe essere chiara. Vogliamo andare contro il vento del populismo. Lei ieri ha proposto e promesso un radicale cambiamento, come c’è stato dal punto di vista comunicativo, ma mi pare che sui programmi prevalga ancora una sostanziale continuità col paradigma culturale ed economico in corso, che non funziona. Sul piano programmatico – conclude l’ex viceministro dell’Economia – vi è la più ampia disponibilità possibile, offrirò come sempre il mio contributo costruttivo, attento al merito. Il merito guiderà le mie scelte”.

Molto critico l’intervento del deputato della Leganord, Massimiliano Fedriga, che, ribadisce il secco no da parte del suo partito e si affida, nella sua aspra critica, all’arma dell’ironia, citando l’hashtag utilizzato da Renzi nei confronti di Letta. “Quando il fumo che ha alzato si dissolverà – dice – non sarà uno schianto solo per lei, ma anche per tutto il Paese. Non siamo sicuri neanche che avrà l’appoggio di tutto il Partito democratico, #MatteoStaiSereno”.

Il deputato del Nuovo Centrodestra, Raffaele Calabrò, invoca maggiori garanzie per il Mezzogiorno, rammaricandosi del fatto che nella squadra del nuovo governo manchi un ministro per la Coesione territoriale che si occupi di ridurre il divario tra Nord e Sud d’Italia, pur riconoscendo che “Senza risorse e visione politica adeguata, tanto un ministero quanto un sottosegretariato dedicati al Meridione sarebbero inutili”. “Non ci sarà una ripresa economica in questa nazione fino a quando ci saranno due Pil differenti – conclude -. Si favorisca con agevolazioni fiscali l’attrazione di investimenti in un territorio delicato come quello del Sud”. Il deputato poi cita Rocco Hunt, fresco vincitore del festival di Sanremo nella sezione giovani: “La mia terra non deve morire, la mia gente non deve partire, cancelliamo quella linea tra Nord e Sud e sara ‘Nu juorno buono’, o come direbbe lei, la volta buona”.

Titti Di Salvo (Sel) cita, invece, Foa e invoca coerenza sui programmi proposti da Renzi, chiedendo al nuovo governo impegno per una pronta approvazione della legge sulle retribuzioni dei top manager, non soltanto nel pubblico, ma anche nelle società che ricevono fondi pubblici. E sulle parole di Renzi in merito all’istruzione: “Anche noi pensiamo che la scuola sia la strada giusta, ma bisogna dare valore agli insegnanti, da quelli senza contratto o da quelli che non possono andare in pensione a causa della Fornero”.

Il Movimento Cinque Stelle, come prevedibile, attacca a spron battuto l’esecutivo. “Il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese c’è già, lo abbiamo fatto noi, – dice Fabio Sibilia, capogruppo pentastellato – bata metterci i soldi dentri”. Poi l’attacco al ministro dello Sviluppo economico: “Che bel conflitto d’interessi ha il ministro Guidi. La sua azienda ha nel ministero che presiede il maggior referente. Quando Delrio parlava di conflitto d’interessi, aveva letto la lista dei ministri? Noi oggi vorremmo abbracciare tutti gli elettori del Partito democratico che, ancora per poco, credono alle sue favolette.

Maurizio Bianconi, di Forza Italia, legge un brano tratto dall’ultimo libro di  Renzi, Oltre la rottamazione, in cui il premier critica aspramente quanti in politica danneggiano chi gli sta davanti per poterne prendere il posto, poi, rivolgendosi all’ex sindaco di Firenze dice: “Mi dicono che lei è una persona capace. Io la conosco, so che è capace, sì ma di tutto”.

Ancora Leganord, con il deputato Nicola Molteni che ribadisce: “Voteremo contro perché ha la benedizione di Berlino e di Bruxelles. Non ha parlato di Nord, non ha citato la questione settentrionale, non ha parlato di federalismo fiscale. Faremo opposizione”.

“Ciao Matteo – esordisce Pippo Civati, in uno degli interventi più attesi della mattinata – volevo dirti in due minuti che stai sbagliando. Anch’io ho sognato che la nostra generazione andasse al governo, ma con i voti delle persone, non con una manovra che manco ai tempi di mariano rumor. Penso di rappresentare il disagio di molti elettori del Pd, dimostrato anche ieri in alcuni interventi al Senato. Se ho deciso dopo lungo travaglio di votare la fiducia è perché penso, come ha detto Bersani, che non bisogni sfasciare tutto e non mi riferisco solo al partito. Ti consiglio d’ora in poi di “tenere altro viaggio” (citazione di Dante). Lavorerò in quest’aula e fuori perché si ricostruisca il centrosinistra che, forse è una mia ossessione, ma rimane una speranza per questo Paese”.

È la volta di Claudio Fava, che, ribadendo la posizione di Sel, chiede un confronto al premier. “Non voteremo la fiducia, ma non ci vogliamo sottrarre al confronto – dice il deputato siciliano -. In questo governo ci sono ministri che rappresentano scelte vecchie, prevedibili, logorate, ma ci sono anche scelte coraggiose. Avremmo voluto sentito parlare di programmi, vorremmo darle qualche suggerimento, proporle qualche domanda, come quella relativa alla riduzione delle spese militari superflue o le altissime retribuzioni dei manager pubblici o, ancora, vorremmo chiederle come sarà portata avanti la lotta alla mafia e la gestione dei patrimoni confiscati ai mafiosi”.

Renato Balduzzi,  conferma ancora una volta l’appoggio di Scelta Civica, “Noi ci siamo, e saremo esigenti fin dall’inizio” dice, mentre Michele Bordo, del Partito democratico, si appella all’europeismo, recriminando la mancanza di un ministro agli affari europei. “Abbiamo avviato – annuncia – un’indagine conoscitiva per offrire al governo spunti importanti per il semestre europeo. Dimostriamo che non è un caso se il trattato da cui ha preso le mosse l’Europa è stato firmato a Roma.

Umberto Bossi punta tutto sul lavoro. “Bisogna intervenire sulla creazione di posti di lavoro e sui costi del lavoro – consiglia – partendo dalla revisione di alcune leggi sbagliate come la Prodi-Damiano, che ha portato le piccole imprese a trasferire i Tfr all’Inps. Le imprese hanno perso la possibilità di auto finanziarsi, con le banche che non danno più prestiti”. “Non le saremo contrari fino alla morte, – conclude l’ex segretario del Carroccio – non spareremo per sparare, valuteremo passo dopo passo ciò che farà, le auguro buon lavoro, presidente”.

Il deputato Pd Khalid Chaouki chiede che il tema della condizione degli stranieri in Italia possa rimanere con forza nell’agenda di questo governo nonostante la mancanza un ministro dell’Integrazione, mentre il pentastellato Villarosa rimprovera: “Lei vuole tassare le rendite finanziarie, ma noi abbiamo presentato ben tre proposte, tutte bocciate dal suo partito”.

Lungo applauso per Pier Luigi Bersani al suo ingresso a Montecitorio dopo la lunga assenza per il malore che lo ha colpito nelle scorse settimane. Il deputato di Forza Italia Picchi ha interrotto il proprio intervento e da ogni parte dell’emiciclo si è levato il battito di mani nei confronti dell’ex segretario del Partito democratico.

 

Molto duro l’intervento del cinquestelle Manlio Distefano, che entra a gamba tesa su Matteo Renzi, che “Si è fregiato del titolo di sindaco più assenteista d’Italia e possiede già una condanna in primo grado, praticamente un Berlusconi 2.0 e anche i suoi programmi sono una via di mezzo tra i governi Monti e Letta. L’Europa di cui parla è la stessa da cui avete avuto mandato di affamare il Paese”.

Renata Polverini, rivolgendosi al presidente del consiglio: “L’applauso più convinto, ieri al Senato, lo ha ricevuto quando ha parlato del suo predecessore. In fondo i programmi sono identici, solo che Letta li leggeva in 33 giri e lei in 45 giri”. Giulia Sarti (M5S) ne ha anche per Napolitano: “Chi con il suo scettro ha impedito che un magistrato come Gratteri potesse essere ministro della Giustizia?” le fa eco Fico che, passando in rassegna la lista dei ministri conclude chiedendosi “ma non esistono persone libere dal conflitto d’interessi in questo Paese?”.

Ancora applausi in Aula per la comunicazione, da parte di Laura Boldrini, della maternità della deputata Lara Ricciatti, che ha da poco messo al mondo un bambino, Enrico Maria.

Dopo 57 deputati, è la volta di Matteo Renzi, tocca a lui dare risposta alle questioni dei parlamentari. “Vorrei – dice il premier – che il nostro governo meritasse la vostra fiducia raccontando che l’Europa che vogliamo sia in grado di essere un’Europa in cui l’Italia non va a farsi spiegare cosa c’è da fare, perché senza l’Italia non c’è l’Europa, non possiamo limitarci a dire di non voler fare la fine della Grecia, dobbiamo trainare l’Europa, altrimenti l’Europa avrà grosse difficoltà. O noi sciogliamo da soli i nodi strutturali che abbiamo tenuto aperti fino ad oggi o non saremo credibili. Bisogna avere il coraggio di dire che l’Italia ha bisogno di una legge elettorale, di riformare il bicameralismo che perfetto non è, di una riforma del titolo quinto della Costituzione e di una serie di interventi su Lavoro, Fisco e Giustizia. Prima però il tema della scuola, che non è solo relativo alla stabilità delle strutture delle aule, che pure deve essere più importante della stabilità dei conti”.

“È mancata la chiarezza, dicono, può darsi che il mio discorso al Senato non fosse granché, è legittimo. Cercherò di spiegarmi meglio: noi pensiamo che il semestre europeo sia una gigantesca opportunità, non pensiamo che sia una formalità, non pensiamo che l’Europa sia un nemico. Significherebbe non andare all’origine del problema”.

 

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