Un “codice rosa” per le vittime di abusi /VIDEO | Da Palermo la proposta della senatrice Vicari

di Manlio Viola

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Un “codice rosa” per le vittime di abusi /VIDEO | Da Palermo la proposta della senatrice Vicari

| venerdì 28 Marzo 2014 - 13:06

L’istituzione di un “codice rosa” nei pronto soccorso siciliani ed italiani in genere. Una sorta di corsia preferenziale protetta che permetta alle vittime di qualsiasi tipo di violenza “culturalmente orientata” di non attendere i soccorsi insieme a tutti gli altri traumatizzati che si rivolgono al sistema di emergenza ma di essere assistiti in un ambiente riservato che rassicurino la vittima e consentano anche di convincerla a sporgere denuncia.

La proposta è stata avanzata durante la giornata di studio e confronto sui “reati culturalmente orientati” organizzata nell’aula magna del palazzo di Giustizia di Palermo dalla consulta femminile della camera penale di Palermo. A presentare l’idea il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari parlando delle esperienze territoriali e del lavoro interministeriale contro la violenza.

“Là dove questo codice rosa è stato testato ha dato ottimi risultati giungendo anche a dimezzare i reati di questo genere – dice la Vicari -. Non si tratta solo di tutelare non solo le donne ma tutte le vittime di violenza di genere e comunque di violenze orientate a livello culturale. L’esperienza ci insegna che queste vittime, seguite attraverso un percorso dedicato all’interno dell’istituzione ospedaliera, sono poi più propense alla denuncia perché si sentono assistite ed accudite. Questo percorso permette, inoltre, anche l’intervento diretto delle forze dell’ordine teso a comprendere l’accaduto e ad indurre alla denuncia, nell’interesse della stessa vittima e della collettività”.

“Partiamo dalle scuole – ha detto la senatrice Ncd – per educare alla lotta alla violenza, rivolta sia al potenziale carnefice che alla potenziale vittima in quanto l’uno deve comprendere l’importanza del rispetto della dignità umana e l’altra l’importanza di denunciare eventuali casi di violenza. Un’educazione scolastica mirata anche a quei soggetti che si sentono legittimati a compiere certi atti di violenza perché contemplati nella propria cultura”.

“Oggi la task force per il piano nazionale antiviolenza della Presidenza del Consiglio – conclude il sottosegretario Vicari – si articola in sette tavoli di lavoro, uno dei quali dedicato al Codice Rosa modello Grosseto. L’obiettivo è quello di attivare interventi interistituzionali condivisi che forniscano risposte integrate per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza sulle fasce deboli, per migliorare l’assistenza e la tutela delle vittime di violenza, per favorire l’emersione del fenomeno e  promuovere con ulteriori interventi la sensibilizzazione e l’informazione, con riguardo anche al miglioramento della formazione degli operatori di settore. Tocca, quindi, allo Stato sostenere il percorso di conquista o riconquista della dignità personale, ma allo stesso tempo agire attraverso interventi di carattere preventivo e terapeutico”.

Il dibattito ha visto partecipazioni e contributi illustri come quella del presidente della Corte d’Appello Vincenzo Oliveri, di quello del tribunale Leonardo Guarnotta, del prefetto Francesca Cannizzo, del questore Maria Rosaria Maiorino, del procuratore generale Roberto Scarpinato e del procuratore capo di Palermo Francesco Messineo oltre che dei massimi rappresentanti della Camera penale.

La consulta femminile della Camera penale di Palermo nasce proprio allo scopo di promuovere e rinnovare lo status giuridico della donna avvocato. “La multiculturalità ormai è un fatto visibile e tangibile nella società moderna – dice Angela Lo Curzio della consulta femminile – ma non porta con sè solo elementi positivi. Ci sono storie di donne per noi difficili da comprendere. esistono culture nelle quali si obbliga ancora la donna a sposare un uomo scelto dalla famiglia o la donna viene considerata come un oggetto e dunque i reati commessi contro queste donne non vengono neanche considerati tali in quelle culture. Una donna costretta a vivere con un uomo che non vuole è come se venisse violentata tutti i giorni. sono problemi che esistono ma che non sono ancora stati sufficientemente portati all’attenzione della nostra società e dei media. una condizione necessaria per avviare processi che portino al soluzioni”.

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