La Lega razzista non fa presa | Salvini torna da dove sei venuto

di Elena Di Dio

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La Lega razzista non fa presa | Salvini torna da dove sei venuto

| lunedì 05 Maggio 2014 - 19:28

Per fortuna, la ‘calata’ elettorale di Matteo Salvini in Sicilia è stata un flop. Di numeri e adesioni di cittadini. D’altronde il segretario nazionale della Lega nel suo giorno di campagna elettorale sulle sponde dell’Isola non aveva previsto comizi di piazza, cosciente com’è che il messaggio antimeridionalista del suo movimento avrebbe attecchito poco. Eppure Salvini porta in dote un messaggio ‘elettorale’ che su qualcuno fa presa: l’antieuropeismo e la battaglia per il ritorno alla lira, innanzitutto. E dopo, molto dopo, nel cuore e nella scheda elettorale dei siciliani, il tema dell’immigrazione e un rinnovato slogan sui respingimenti che il Parlamento italiano, sull’onda lunga emotiva della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre dello scorso anno, ha in qualche modo rivisto derubricando il reato ‘penale’ di immigrazione clandestina a illecito amministrativo.

Salvini dice più o meno così: ‘no ai clandestini’. Rimandiamoli tutti a casa questi disperati che fino al 18 ottobre dello scorso anno, quando ha preso il via l’operazione Mare Nostrum, si mettevano a bordo delle loro navi scassate e rischiavano di morire. E spesso morivano senza che nessuno se ne accorgesse. Non è un mistero per nessuno che il Mediterraneo sia un cimitero. E non è accettabile che in nome di una presunta salvaguardia di un benessere inesistente si debba respingere al mittente, assicurandogli un’altra sicura ‘morte’ – civile, sociale oltre che fisica – i migranti che scappano da persecuzioni, guerre civili e regimi dittatoriali.

No. Salvini e la sua Lega sbagliano. E non vale neppure la ‘scusa’ dell’impreparazione con cui lo Stato italiano affronta il tema dell’immigrazione e nemmeno la precarietà con cui affida sulle spalle dei comuni la gestione di un’emergenza sociale che è europea, perché l’Unione europea dovrebbe occuparsene, e italiana, perché la Sicilia e Lampedusa sono l’avamposto di una frontiera geograficamente spostata a sud.

La geografia non si cambia: è qui che arrivano ed è da qui che devono essere sostenuti in un percorso più virtuoso senza dubbio. L’operazione Mare Nostrum, in questa scialba e opaca campagna elettorale, è diventato argomento di dibattito se non una leva per cercare di portare voti al proprio mulino. Ma l’idea della Lega è la meno condivisibile. Come sostiene il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, invece l’intera missione umanitaria va rivista. E sono molte le proposte: spostare in avanti, nei porti di partenza i presidi europei per consentire, in un accordo condiviso con i Paesi frontalieri del Nord Africa, che le domande dei richiedenti asilo vengano elaborate e validate sin da subito, offrendo ai migranti la certezza di arrivare in Europa. E magari nel paese che loro vogliono raggiungere. L’Italia è il transito: il 90% dei migranti che raggiungono le nostre terre non vuole restarci ma è costretto dal Trattato di Dublino, dopo il riconoscimento a chiedere asilo nel paese che li ha identificati, ovvero in Italia. Quando invece le loro radici, i loro familiari, spesso sono già altrove: in Germania o in Francia o in Inghilterra.

A Lampedusa, basta sentire i racconti dei militari dell’Aeronautica per capire come l’operazione Mare Nostrum sia stata elaborata male: con l’utilizzo di navi militari, ad esempio la cui grandezza obbliga l’attracco in porti attrezzati, come Augusta, Catania, Messina e anche Palermo, appena la scorsa settimana. Il risultato è duplice: un esborso di milioni a carico della Difesa e un aggravio di costi – non garantiti dallo Stato – a carico dei comuni che devono far fronte a spese di 50 euro giornalieri per ogni migrante che accolgono nel proprio territorio. E’ per questo che il problema dell’immigrazione deve essere europeo. Anche per questo. E anche per garantire ai profughi condizioni di accoglienza dignitose. E su questo lo Stato italiano incassa un altro risultato negativo.

Ma no e ancora no sui respingimenti. Non si chiudono i portelloni delle navi in faccia a chi ha bisogno di soccorso. E non si chiudono se a chiederlo è Salvini che in Sicilia è arrivato solo per incassare il bottino dei titoli di giornali che nel suo profondo Nord convincono gli elettori ciechi pronti ad avallare una deriva xenofoba e razzista. Salvini sei venuto e ora tornatene a casa.

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