Case chiuse, da Catania lotta alla legge Merlin | La Sicilia potrebbe seguire la Lombardia

di Francesco Lamiani

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Case chiuse, da Catania lotta alla legge Merlin | La Sicilia potrebbe seguire la Lombardia

| martedì 06 Maggio 2014 - 09:18

La rivoluzione parte dalla cattolicissima Catania, quella Milano del Sud che vuole ripercorre il sentiero tracciato dai consiglieri regionali lombardi che hanno già dato il proprio via libera alla parziale abrogazione della più controversa fra le leggi del dopoguerra: la Merlin.

L’idea porta la firma dei consiglieri comunali catanesi, Giuseppe Catalano e Vincenzo Parisi, che oggi con altri 26 colleghi presenteranno un odg che impegna l’Amministrazione comunale affinché si faccia portavoce dell’iniziativa presso la Regione siciliana, seguendo così il percorso già avviato in Lombardia.

“Non è una proposta in favore della prostituzione, anzi. È una presa di coscienza civica che libera le ragazze dalla morsa dello sfruttamento e della malavita e che dovrebbe dare decoro alle città come Catania”, commenta Catalano.

Il consigliere catanese, marito felice e padre di quattro figli, ha scelto di condurre questa battaglia proprio perché stufo di dovere cambiare strada quando, in giro per Catania con  i suoi familiari, si trova circondato dalla lucciole: “Certo che ne ho parlato con mia moglie ed è d’accordo – dice Catalano. – Ma mi chiedo chi non lo sarebbe? Ha visto quante ragazze ci sono in giro per la circonvallazione, a Monte Po’ o in altre strade della nostra città? E dietro chissà quanti papponi ci stanno! Siamo davvero esausti, ma la verità è che nessuno passa dalle parole ai fatti. Noi ci stiamo provando”.

Catalano ha fatto le sue ricerche scoprendo che l’Italia è uno dei Paesi con la più alta percentuale di pendolari del sesso: “Vanno in Svizzera o in Olanda – aggiunge – dove la prostituzione è legalizzata e dove le ragazze si sottopongo a controlli sanitari e pagano le tasse”.

La proposta è chiara: inasprire le pene per lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, dare la possibilità a chi intende esercitare ‘il mestiere’ di farlo alla luce del sole e garantire loro dei controlli. “Qualche settimana fa – racconta ancora Catalano – ho visto che le Iene hanno proposto un servizio in cui ripercorrevano le vicissitudini di una ragazza alla quale Equitalia ha chiesto di pagare le tasse come accompagnatrice o massaggiatrice, ma nessuno le ha mai riconosciuto lo status professionale di prostituta. Se la legge fosse parzialmente abrogata questo potrebbe avvenire consentendole pure di pagare le imposte…”

Per avviare il processo di trasformazione di una legge esistono due strade: il referendum abrogativo o l’approvazione di un ordine del giorno da parte di almeno quattro Regioni italiane. “Noi ci stiamo muovendo in entrambe le direzioni – spiega ancora Catalano. – Siamo in contatto con dei consiglieri di Torino e del Friuli, ma sottoscriveremo certamente la proposta del referendum abrogativo avviata dalla Lega”.

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