Il regno della ‘ndrangheta nel profondo Nord | Venti arresti: infiltrazioni negli appalti /VIDEO

di Redazione

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Il regno della ‘ndrangheta nel profondo Nord | Venti arresti: infiltrazioni negli appalti /VIDEO

| martedì 01 Luglio 2014 - 07:40

Ancora una volta, la criminalità organizzata colpisce il Nord: stavolta il tessuto economico in cui ha attecchito la ‘ndrangheta è quello della provincia di Torino.

La porta d’accesso è sempre la stessa: gli appalti pubblici. Questa mattina la Procura Distrettuale Antimafia di Torino ha eseguito venti ordinanze di custodia cautelare nei confronti delle persone accusate di far parte del sodalizio di origine ‘ndranghetista.

Sono coinvolte persone di Milano, Genova, Catanzaro e appunto Torino. Le accuse sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico illecito di rifiuti e usura.

L’operazione dei Carabinieri, denominata “San Michele”, ha sgominato una proiezione della cosca “Greco” di San Mauro Marchesato in Piemonte. La ‘ndrangheta aveva messo le sue mani nel tessuto imprenditoriale piemontese.

Secondo quanto risulta dalle indagini la cosca, si era infiltrata nel tessuto imprenditoriale del torinese e negli appalti pubblici, compresi quelli per la Tav Torino-Lione. In questo contesto è risultato fondamentale, secondo quanto emerso dalle indagini, l’apporto fornito da Giovanni Toro, titolare dell’omonima Toro srl e locatario di una cava collocata in una zona strategica della Val di Susa – tra i comuni di Chiusa di San Michele e Sant’Ambrogio di Susa.

L’attività d’indagine ha consentito di comprendere come i vertici della ’ndrina distaccata siano Mario Audia e Domenico Greco, in stretto collegamento con analoghe strutture ‘ndranghetiste insediate in Piemonte. Il sodalizio, dalle indagini è risultato costantemente sottoposto alla supervisione del capocosca Angelo Greco, stanziale prima a San Mauro Marchesato e, a partire dal giugno 2013, a Venaria Reale (TO).

Tre anni di serrate investigazioni, caratterizzate da intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione controllo e pedinamento, anche mediante l’impiego di innovative tecnologie, e l’analisi incrociata dei flussi di denaro, hanno permesso di monitorare e ricostruire le dinamiche del sodalizio e di stabilirne forza ed operatività in terra piemontese. Indagini poi di fatto confermate dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia.

 E sempre oggi, la Dda di Catanzaro ha inferto un duro colpo alla cosca calabrese dei Mancusocon un sequestro di beni che si aggira intorno ai 45 milioni di euro.

 

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