Confermato l’ergastolo per Cosimo D’Amato | “Fornì il tritolo per le stragi mafiose del ’93”

di Redazione

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Confermato l’ergastolo per Cosimo D’Amato | “Fornì il tritolo per le stragi mafiose del ’93”

| lunedì 07 Luglio 2014 - 20:27

Confermata la condanna all’ergastolo per Cosimo D’Amato, il pescatore della provincia Palermo accusato di avere fornito il tritolo per le stragi mafiose del 1993 a Roma, Firenze e Milano estraendolo da residuati bellici in fondo al mare. Lo ha deciso la Corte d’assise d’appello di Firenze. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza.

D’Amato, 69 anni, era stato condannato dal gup di Firenze il 23 maggio 2013 con rito abbreviato. La sentenza d’appello è stata pronunciata nel pomeriggio dalla II sezione. La procura generale, con i sostituti Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, ha confermato la richiesta dell’ergastolo così come nel processo di primo grado.

La difesa di Cosimo D’Amato rappresentata dall’avvocato Corrado Sinatra, tra i punti di appello ha ribadito la richiesta di assoluzione ritenendo l’imputato estraneo alle stragi poiché non consapevole dell’utilizzo fatto del tritolo da lui recuperato, per la pesca di frodo. D’Amato deve anche pagare le spese processuali sostenute dalla parti civili. La sentenza è stata letta dal presidente della Corte d’assise Alessandro Nencini.

Il pescatore siciliano è anche imputato nel processo per la strage di Capaci. Per Capaci, su cui procede la procura di Caltanissetta, D’Amato ha chiesto il rito abbreviato insieme al pentito Gaspare Spatuzza, Giuseppe Barranca e Cristoforo Cannella. D’Amato venne arrestato dal centro operativo Dia di Firenze nel novembre 2012, a seguito di indagini coordinate dalla Dda di Firenze proprio sulla base di dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che riferì della consegna al clan Brancaccio dell’esplosivo per le stragi mafiose.

D’Amato, cugino del boss Cosimo Lo Nigro, si è difeso dicendo che il tritolo da lui recuperato da ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale in fondo al mare serviva per la pesca di frodo e che comunque non sapeva per quale scopo servisse. Una linea non creduta dagli inquirenti e dai giudici. Oltre a dimostrare che D’Amato metteva a disposizione del clan Brancaccio il tritolo per le stragi, la Dia di Firenze ha ricostruito immersioni e relative quantità di tritolo estratte dai residuati bellici, per una somma di circa una tonnellata nel biennio 1992-1994, quantità compatibile con le necessità delle stragi per cui il pescatore è stato condannato e ben superiore a quanto sarebbe stato sufficiente per semplici attività di pesca di frodo. L’esplosivo veniva recuperato da ordigni bellici inesplosi, bombe d’aereo e proiettili di contraerea.

“Cosimo D’Amato non poteva non sapere che dopo le stragi del 1992, del qual esplosivo si è occupato, se avesse avuto un’altra ingente richiesta di esplosivo solo ancora strage poteva essere”. Lo scrive in una nota il presidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli, dopo la sentenza della corte d’assise di appello di Firenze. “Manifestiamo la nostra soddisfazione per una sentenza che ancora una volta fa giustizia a livello mafioso per le nostre sofferenze – aggiunge Maggiani Chelli – In quanto al fatto, messo in risalto dall’avvocato della difesa che tutto risalirebbe a 21 anni fa, quando nessuno sapeva cosa fosse via dei Georgofili con tutti quei poveri morti, e Cosimo D’Amato non poteva sapere nulla della strage di Firenze, non ci crediamo”.

“Il mondo, piaccia o no, la notte del 27 maggio 1993 sapeva cosa fossero gli Uffizi e gli Uffizi hanno dato il nome alla strage di Firenze – prosegue la nota -, e anche un modesto pescatore con la ‘terza alimentare’ non poteva non essere stato colpito dal ‘boato’ con il quale la mafia cosa nostra ha fatto morire i nostri figli, tanto più se a quel boato aveva partecipato. ‘A ognuno il suo con grande correttezza’, come direbbe oggi Gabriele Chelazzi e per D’Amato Cosimo l’ergastolo, perché se lo merita tutto. E ora sia la volta delle indagini sui concorrenti nella strage di via dei Georgofili, perché noi non abbiamo chiuso qui le nostre richieste”.

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