Condannati a un anno De Magistris e Genchi | Dovranno rispondere di abuso d’ufficio

di Redazione

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Condannati a un anno De Magistris e Genchi | Dovranno rispondere di abuso d’ufficio

| mercoledì 24 Settembre 2014 - 18:36

Un anno e tre mesi di reclusione ciascuno, con sospensione condizionale della pena e non menzione sul casellario giudiziale.

È la condanna che la decima sezione penale del tribunale di Roma ha inflitto all’ex pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, attuale sindaco di Napoli, e al consulente informatico Gioacchino Genchi, accusati di concorso in abuso d’ufficio per aver acquisito illegittimamente, nell’ambito dell’inchiesta calabrese “Why not” i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza la necessaria autorizzazione delle Camere di appartenenza.

La sentenza è stata emessa dalla X sezione penale del Tribunale di Roma. I giudici hanno disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per un anno per i due imputati e contestualmente la sospensione della pena principale e di quella accessoria.

Per Luigi De Magistris, che non era presente in aula, il pm Roberto Felici aveva sollecitato l’assoluzione. De Magistris e Genchi dovevano rispondere di abuso d’ufficio per aver acquisito nell’inchiesta “Why Not”, tra il 2006 e il 2007, senza le necessarie autorizzazioni i tabulati delle utenze di 5 parlamentari: Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile.

Contro la sentenza tuona De Magistris: “La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato”.

“In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale – aggiunge il sindaco di Napoli – Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, perché ho fatto esclusivamente il mio dovere, dedicando la mia vita alla magistratura, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici”.

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