Calcioscommesse, A e B di nuovo nella bufera. I periti “scavano” tra pc, tablet e telefonini

di Redazione

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Calcioscommesse, A e B di nuovo nella bufera. I periti “scavano” tra pc, tablet e telefonini

| sabato 04 Ottobre 2014 - 00:25

Molte squadre di A e B sono finite nuovamente nell’occhio del ciclone del calcioscommesse. A rivelarlo i nuovi accertamenti dei periti informatici incaricati di analizzare oltre duecento tra smartphone, pc e tablet del centinaio di indagati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Cremona.

L’ipotesi di associazione a delinquere transnazionale con vertice a Singapore è ancora in piedi. Parte dei risultati è stata consegnata durante l’incidente probatorio disposto dal gip Guido Salvini su richiesta del procuratore Roberto di Martino.

Dagli esami condotti sugli apparecchi di ventisette indagati sono emerse le parole chiave che il procuratore aveva chiesto di cercare: abbraccio, assegni, beppe, bolognesi, cambiale, cervia, civ, garanzia, gol-gol, handicap, makelele, over, ovetto, pareggio, under, uovo grande, uovo piccolo, vittoria, zingari-zingaro.

Le perizie hanno messo in evidenza anche nuovi personaggi sfuggiti ai primi accertamenti della procura cremonese. Tra i “vecchi” continua ad essere tenuto sotto osservazione Stefano Mauri. Il capitano della Lazio non ha fornito il pin del suo telefonino, di conseguenza i periti non hanno potuto esplorare l’apparecchio.

Lo stesso è successo con Ivan Tischi e Mauro Bressan, ex giocatori rispettivamente di Pescara e Fiorentina che sarebbero molto vicini ad Amir Gegic, uno dei capi degli zingari. Alcune perizie sugli apparecchi di Massimo Erodiani, allibratore di Pescara, e di Mario Bruni, ex commercialista di Beppe Signori, avrebbero fatto emergere un enorme giro di denaro nell’ambito del calcioscommesse.

A chiudere la lista di volti noti finiti nell’inchiesta cremonese c’è Antonio Conte. La copia forense del pc dell’attuale allenatore della Nazionale è risultata illeggibile. I periti non sono riusciti a decifrare, perché scritti in una lingua sconosciuta persino al traduttore di Google, le conversazioni trovate sugli apparecchi di Luca Burini, ex manager accusato di riciclaggio di denaro insieme a Beppe Signori, Luigi Sartor e al suo commercialista Daniele Ragone.

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