Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, in qualità di legale pro tempore di Roma Capitale ha firmato oggi l’atto con cui formalizza alla Procura della Repubblica di Roma la “costituzione dell’amministrazione quale parte offesa, nel procedimento che verrà instaurato a carico di Massimo Carminati e altri”. Lo rende noto il Campidoglio.
L’atto precisa che la posizione di Roma Capitale è operata anche “in vista della futura costituzione di parte civile dell’amministrazione nel processo penale”, per ottenere il risarcimento dei “danni morali e materiali conseguenti ai reati per cui si procede, che vedono il Comune quale parte offesa e danneggiata”.
A sostegno della sua posizione, nelle sei pagine firmate dal sindaco Marino, Roma Capitale elenca le motivazioni di una simile scelta, a cominciare dal reato contestato, il 416 bis del Codice penale, che non soltanto reca una offesa all’ordine pubblico, ma impedisce al Comune “di esprimere la sua forza culturale, di coesione, di legalità, in sintesi la sua funzione”.
Un danno perché si può parlare di “incompatibilità ontologica nella coesistenza tra Comune e associazione mafiosa, per come descritta nella norma del Codice penale e per come sta emergendo dal processo che ci occupa”. Per motivare la costituzione di parte offesa l’atto elenca anche la presenza di reati commessi a danno di servizi e appalti dell’amministrazione capitolina, la presenza dei reati di usura ed estorsione che ledono profondamente la figura e la funzione dell’amministrazione comunale, oltre che altre fattispecie di reato come l’intestazione fittizia di persone e il trasferimento fraudolento di valori, con conseguenti danni patrimoniali, funzionali e d’immagine.
Intanto è atteso nel pomeriggio il Consiglio dei ministri, che dovrebbe varare provvedimenti in tema di corruzione. Un intervento ampiamente annunciato dal premier Matteo Renzi.