Pino Daniele, il jazz e la vera melodia napoletana | Storia di un artista complesso e mai banale

di Redazione

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Pino Daniele, il jazz e la vera melodia napoletana | Storia di un artista complesso e mai banale

| lunedì 05 Gennaio 2015 - 11:04

Il talento e la dolcezza di Pino Daniele mancheranno. Mancheranno alla musica italiana ancor prima che a quella napoletana, com’è normale che sia per un artista universale scomparso a soli cinquantanove anni. Un infarto l’ha strappato alla moglie Fabiola, ai suoi cinque figli e ad un panorama musicale sempre più povero di artisti di livello.

Nacque a Napoli il 19 marzo del 1955. L’esordio musicale di Daniele arriva nel 1975 quando pubblica il suo primo singolo “Che calore”. Il suo primo, maturo, manifesto artistico arriva con “Terra mia” del 1977, album nel quale collabora con James Senese, Avitabile, Tullio De Piscopo, Zurzolo, Vitolo, Jermano e Amoruso.

Dalla collaborazione con Marangolo ed Esposito nacquero alcuni dei più grandi capolavori del suo repertorio come “Napul’è”, “Terra mia” e “‘Na tazzulella ‘e cafè”. Era poco più che ventenne, ma la sua sensibilità per il jazz e per la melodia della musica napoletana erano già palpabili.

Da quell’album in poi Daniele comincia ad assaporare la notorietà, gli apprezzamenti della critica e dei suoi estimatori che diventano sempre di più. “Nero a metà” del 1979 contiene alcune delle canzoni più “intime” dell’artista napoletano come “I say i’ sto ‘cca” o “Quanno chiove”.

Praticamente sconfinato l’elenco dei suo successi: “Vai mo’”, “Bella ‘mbriana”,  “Bonne soiree”, “Mascalzone latino”, “Non calpestare i fiori nel deserto”, “Medina” e il suo più recente “La grande madre”.

Dalla sua instancabile passione per gli intrecci e le commistioni tra stili e culture musicali differenti si ebbero le più brillanti collaborazioni della sua carriera. Da Gato Barbieri a Chick Corea, passando per Eric Clapton, Wayne Shorter e il grande Pat Metheny, solo per citarne alcuni.

Di Pino Daniele si ricordano anche deliziose e riuscitissime colonne sonore. Come quelle che lo legarono al suo grande amico Massimo Troisi, per il quale aveva composto la colonne di “Ricomincio da tre”, “Pensavo fosse amore e invece era un calesse” e “Le vie del signore sono finite

Agli inizi degli anni Novanta fu anche costretto ad un momentaneo ritiro dalle scene per alcuni problemi cardiaci. Nel ’94 la sua rinascita, con nuove proposte musicali e tanti nuovi capolavori che rimarranno impresse nella storia della musica italiana.

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