Regionali, il Pd di Renzi vince 5 a 2 | Veneto alla Lega, Liguria al centrodestra | Tiene ovunque il Movimento 5 Stelle

di Redazione

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Regionali, il Pd di Renzi vince 5 a 2 | Veneto alla Lega, Liguria al centrodestra | Tiene ovunque il Movimento 5 Stelle

| domenica 31 Maggio 2015 - 22:56

Il Pd si aggiudica questa tornata di elezioni regionali per 5-2, con la Liguria verso il centrodestra e il Veneto saldamente in mano all’uscente riconfermato Luca Zaia. I primi due risultati certi per il Pd sono in Umbria, con la vittoria di Catiuscia Marini, e nelle Marche, con Luca Ceriscioli. Mentre in Campania Vincenzo De Luca è primo, sfiora il 40% ma il presidente uscente, l’azzurro Stefano Caldoro, segue a circa due punti di distanza.

A poche ore dalla chiusura delle urne per le regionali, per Matteo Renzi si profila una vittoria a geometria variabile, mentre il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini non maschera una frenata dei Dem: fermi, nel computo delle sette Regioni, al 22.6% e tallonati dal M5S, a tre punti di distacco e secondo partito.

Vittorie certe per il Pd, si registrano, oltre che in Umbria e Marche, anche in ToscanaPuglia e Campania, mentre esce di certo rafforzato dal voto Beppe Grillo, con il M5S primo partito in Liguria, Campania e Puglia. In Veneto la Lega Nord conferma la sua forza doppiando Fi, trionfando con Luca Zaia in Veneto e concretizzando, di fatto, la sfida lanciata da Matteo Salvini grazie anche al secondo posto del suo candidato in Toscana e al terzo nelle Marche.

FI in Puglia paga invece la guerra tra i vertici del partito e i ribelli guidati da Raffaelle Fitto che riesce, stando alle prime proiezioni, a piazzare il suo candidato Francesco Schittulli avanti alla candidata azzurra Adriana Poli Bortone.

È la Liguria la vera sorpresa delle Regionali di questa primavera con il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti oltre il 33%, seguito ad una certa distanza dalla Dem Raffaella Paita con la 5S Alice Salvatore terza e Luca Pastorino, candidato della sinistra, quarto. Con il Pd che, come lo stesso premier Renzi aveva avvertito nei suoi comizi, paga la prima vera scissione a sinistra.

Una scissione che ha degli strascichi anche nei primissimi minuti dopo le regionali con un battibecco a distanza tra Sergio Cofferati – che lasciò il Pd dopo le primarie liguri – e il renziano Ernesto Carbone: “Cofferati è più bravo come sondaggista che come candidato alle primarie. Peccato per lui che il suo livore si basi su exit poll”, twitta il deputato Dem commentando le affermazioni in tv dell’ex sindaco di Bologna, che evoca, tra l’altro l’uscita di altri parlamentari dal Pd.

E se nella roccaforte rossa umbra il vantaggio di Marini sull’avversario del centrodestra è minimo, in Toscana Enrico Rossi è in testa al 47%, con Claudio Borghi (Ln-Fdi) al 18.8%, nelle Marche e in Puglia si affermano Luca Ceriscioli e Michele Emiliano, seguiti entrambi dai candidati M5S.

Mentre in Campania Vincenzo De Luca, si avvia a ‘sconfiggere’ anche gli effetti della ‘black list’ stilata dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e ultimo pomo della discordia all’interno del Pd. Chissà se, invece, la lista di Bindi non abbia avuto un qualche effetto sulla solidità con cui il M5S (con Danilo Toninelli che esulta: “la nostra marcia verso il governo è vicina al traguardo”) esce dal voto e sulla scarsa affluenza alle urne: a votare è andato un italiano su due, il 53% circa, 10 punti in meno rispetto alle precedenti Regionali.

Il premier Matteo Renzi assiste alle prime proiezioni al Nazareno, assieme agli altri big del partito, mantenendo un prudente distacco, ben fotografato dall’immagine del capo del governo e del presidente del Pd Matteo Orfini impegnati a giocare alla playstation. E lo steso Orfini, in serata, precisa, al pari del premier nei giorni scorsi, come “non ci sia alcun rapporto tra il voto e il governo”. Voto che “non è un giudizio degli elettori sul governo”. Forza Italia osserva che, se il centrodestra si presenta unito, può vincere. Mentre Renato Brunetta attacca: “Renzi perde, conseguenze sul governo”. Ma Salvini, nel frattempo, certifica la sua Opa sul centrodestra e avverte: “Siamo uno spauracchio per tante mummie”.

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La fase di scrutinio dei voti è iniziata ieri alle 23, mentre sono aperti nuovamente dalle 7 di questa mattina e chiuderanno definitivamente alle 15, diversamente rispetto al resto d’Italia, i seggi elettorali nei 53 comuni siciliani dove si vota per eleggere sindaco e consiglio comunale. Gli unici due comuni capoluogo dove si vota sono Agrigento ed Enna. Gli elettori sono complessivamente 696.307, di cui 355.609 donne e 339.139 uomini. Ieri i seggi erano rimasti aperti dalle 8 alle 22, registrando un’affluenza del 48,6%. Lo spoglio comincerà subito dopo la chiusura dei seggi. Il turno per eventuali ballottaggi è previsto per il 14 e 15 giugno.

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