Il mistero della morte di Maurantonio | “Non si è gettato e non l’hanno spinto”

di Redazione

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Il mistero della morte di Maurantonio | “Non si è gettato e non l’hanno spinto”

| giovedì 18 Giugno 2015 - 14:23

Domenico Maurantonio non è stato spinto, e non si è neanche gettato volontariamente: a rivelarlo sono stati gli accertamenti medici, incrociati con le testimonianze degli ospiti dell’albergo e gli interrogatori dei compagni di classe, condotti dagli agenti della squadra mobile.

Nessun testimone ha dichiarato di aver sentito delle grida. Questo per gli inquirenti ha un duplice significato: che nessuno avrebbe assistito alla caduta, perché in caso contrario è quasi inimmaginabile l’assenza di urla; e che il diciannovenne è caduto in silenzio, con una traiettoria rasente finestra. La caduta silenziosa, quindi, sarebbe plausibile perché si accompagnerebbe all’alterazione psicofisica data dallo stato di ebbrezza, accertato con il tasso alcolemico riscontrato nel sangue: ce n’era un grammo per litro, mentre 3 per litro nello stomaco.

Gli accertamenti sulla vita personale del ragazzo hanno portato gli inquirenti a escludere anche una volontà suicida. C’è un fatto, su cui nessuno probabilmente potrà mai pronunciarsi con certezza, che potrebbe però avere spinto il giovane, umiliato, a gettarsi dalla finestra, e cioè l’attacco di dissenteria che causò l’imbrattamento di un corridoio, durante quella giornata. Nel corpo di Maurantonio non è stato trovato alcun tipo di lassativo, non ci sarebbe dunque stato nessuno scherzo trasformatosi in tragedia.

Il problema, in caso di caduta volontaria, è che la caduta a piombo accertata dalle prove di movimento (cinematiche) è ritenuta incompatibile con il gesto di una persona che si lancia dall’alto, perché in questi casi la traiettoria sarebbe stata diversa (parabolica). Altro fattore sospetto, sempre legato alla traiettoria che avrebbe preso il corpo durante la caduta resta uno spostamento esiguo, compatibile però con una manovra di chi provava a capire, invano, se il 19enne fosse ancora vivo.

La presenza di una seconda persona al momento della caduta viene ulteriormente esclusa da un dato rilevante: non è stato trovato alcun DNA sul “segno oblungo” trovato sulla parte anteriore di uno degli avambracci del 19enne, segno che in prima ipotesi era stato ritenuto compatibile con la pressione di due dita, tentativo di salvare Maurantonio quando perse l’equilibrio. Quel segno sul braccio, il ragazzo potrebbe esserselo provocato da solo durante la caduta, colpendo una sporgenza, o poco prima di precipitare. Comunque qualche minuto prima della morte, perché nessuno dei testimoni lo aveva notato nelle ultime ore di vita del 19enne.

Potrebbe essere quindi risolutivo l’esito delle analisi sulla piccola traccia genetica trovata sotto le unghie di Maurantonio. Non si è ancora capito se si tratti del DNA dello stesso studente o di terze persone. Potrebbe essere sebo, pelle o unghie. A questo proposito, i compagni hanno soltanto detto che il ragazzo si era fatto lo shampoo, e la traccia sia quindi dello stesso Maurantonio.

 

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