Sono “storie che non scadono” quelle raccolte nell’ultimo libro di Marco Pomar dall’emblematico titolo “C’è tempo” (Edizioni Leima).

Sono storie che ci fanno confrontare con quello che da sempre, e allo stesso tempo, è sia nostro alleato che acerrimo nemico: il tempo. Ma non solo. Con i racconti di Pomar è facile buttare lo sguardo su alcune storture dei nostri tempi, su determinate manie che assillano i nostri giorni, su grandi progetti che vorrebbero cambiare una vita intera ma che durano meno di cinque minuti.

Ma in fondo, sempre di tempo si tratta. Di quel tempo su cui Pomar scrive e riscrive, come se non ne avesse mai abbastanza e volesse imprigionarlo su quei fogli (o sulla sua bacheca di Facebook). E lo fa con ironia, con quella satira propria dei grandi giullari che lascia al pubblico qualcosa in più.

Sì, perché leggendo i racconti di “C’è tempo” è facile ridere. Così come è facile ritrovarsi con gli angoli della bocca rivolti verso l’alto ma con la mente altrove. Al proprio vissuto, al proprio tempo, al proprio presente.

Marco Pomar con questa antologia ha fatto un salto in avanti nella scrittura. Ha regalato ai suoi lettori una raccolta di racconti (genere difficilissimo che in pochi riescono davvero a padroneggiare) sapientemente collazionati, molti dei quali vale la pena rileggere.

Non è un caso che Pomar sia già salito immediatamente ai primi posti delle classifiche di vendita. Per Pomar sarà una preoccupazione in più: perché adesso le aspettative per il prossimo libro sono ancora più alte. Ma per quello… “C’è tempo”.