Un esordio letterario che ha diviso quello di Glenn Cooper e il suo “La biblioteca dei morti”, primo romanzo di una fortunata serie tradotta in tutto il mondo e subito bestseller.
Partiamo da alcune considerazioni obiettive: il libro è scorrevole e ben scritto, la trama si dipana in più momenti storici richiamando personaggi realmente esistiti fino ai giorni nostri con le indagini di un agente dell’FBI che deve scoprire cosa si nasconde dietro alcune morti che sembrano opera di un serial killer.
La parte storica è molto affascinante: dietro le mura di un convento inglese si nasconde un mistero che i frati non sanno se definire una benedizione dal Cielo o un’opera del Diavolo. Un fenomeno che sfugge del tutto alla comprensione umana e che per anni rimarrà sottoterra fino a quando la scoperta di un gruppo di archeologi non costringerà Winston Churchill a prendere una decisione tormentata, ma inevitabile.
Poi la “patata bollente” passerà ad Harry Truman, il presidente americano della prima bomba atomica, che dovrà tenere il mondo intero all’oscuro di un segreto che potrebbe avere effetti devastanti sulla popolazione. E che verrà quindi opportunamente celato nella famosa Area 51. Lascio a chi volesse leggere il libro la possibilità di scoprire di che si tratta senza anticipare nulla.
La parte moderna invece ha tutti i canoni di una indagine investigativa classica con la messa a posto di tutti i pezzi del puzzle con tanto di storia d’amore (forse un tantino melensa verso il finale).
Probabilmente arriverete alla fine del libro con la piacevole sensazione di aver “risolto” un caso ma ci sarà una rivelazione che probabilmente vi spiazzerà (almeno io per un attimo c’ho quasi creduto e per poco non cadevo dalla sedia!!).
Insomma, vi è mai capitato di andare avanti con le pagine di un libro per dare una sbirciatina alla fine ma magari solo per vedere se il personaggio che state amando muore oppure no? A me sì, un sacco di volte. Come mi capita di andare in giro a cercare gli spoiler delle serie tv per poi subito dopo pentirmene. Ecco, se mai mi dovesse capitare di entrare ne “La biblioteca dei morti” io non so se riuscirei a resistere alla tentazione di cercare il mio nome. Ma allo stesso tempo non so se mi piacerebbe sapere cosa c’è scritto sul mio destino. Probabilmente sarebbe meglio rimanere all’oscuro e pensare solo a scrivere la propria storia.
