Omicidio in villa a Catania, fermata la moglie | “L’ho ucciso io, mio marito mi picchiava”

di Redazione

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Omicidio in villa a Catania, fermata la moglie | “L’ho ucciso io, mio marito mi picchiava”

| venerdì 28 Agosto 2015 - 08:18

Colpo di scena nelle indagini sull’omicidio di Alfio Longo avvenuto ieri nel corso di una presunta rapina in una villa di Biancavilla, in provincia di Catania. Secondo gli inquirenti, non è stato un bandito a uccidere ieri l’uomo, ma la moglie Vincenzina Ingrassia.

La donna, che ha inscenato una rapina, è stata fermata da carabinieri di Catania. Il provvedimento è stato emesso dal procuratore Michelangelo Patané. Alfio Longo aveva “scatti violenti” e l’Ingrassia avrebbe ucciso il marito perché “stanca di subire”. Lo avrebbe affermato la donna reo confessa nelle dichiarazioni rese la notte scorsa ai carabinieri. I sospetti da parte degli investigatori c’erano già.

Il fermo e l’ammissione di colpa da parte della donna sono stati poi confermati da carabinieri del comando provinciale di Catania: “La notte scorsa – scrivono in una nota – a seguito di pressante ed articolato interrogatorio è stata fermata Vincenzina Ingrassia, di 64 anni, che ha confessato l’omicidio del proprio coniuge”.

Provava più vergogna che rimorso“, ha detto il comandante dei carabinieri di Catania, Alessandro Casarsa. “Si è liberata – ha aggiunto – di un fardello fatto di anni di violenza di ogni genere. Ha detto che lui la massacrava da anni, ma ci ha anche chiesto: ‘Ma questo si saprà in paese?'”.

Ricostruendo la vicenda, le cose sarebbero andate così: la sera prima, Longo aveva picchiato la moglie dopo l’ennesima discussione, e nella notte, lei l’ha ucciso nel sonno usando lo stesso ciocco di legno con cui il marito l’aveva percossa.

Aveva subito maltrattamenti in 40 anni di matrimonio, anche la sera prima dell’omicidio“, ha detto il procuratore di Catania Patané. “Non sono mai state presentate denunce per maltrattamento da parte della donna, che si sarebbe soltanto confidata con qualche amica”.

All’interno della dimora, i carabinieri hanno trovato circa 20 piante di marijuana e un locale, allestito in mansarda, in cui si essiccava e conservava la droga. Recuperati anche un fucile calibro 12 e una pistola automatica calibro 9. E partono gli accertamenti finanziari sui conti della vittima.

Vincenzina Ingrassia si dice “preoccupata” di “non potere organizzare i funerali di mio marito”. Alla fine della confessione, la donna avrebbe inoltre detto ai carabinieri: “Adesso posso andare a casa, tanto sapete tutto e sapete anche dove abito”. La 60enne è stata portata in carcere, in attesa dell’interrogatorio di convalida del gip.

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