Ictus, i giovani sottovalutano i sintomi premonitori | Lo studio: “Saperli riconoscere può salvare la vita”

di Redazione

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Ictus, i giovani sottovalutano i sintomi premonitori | Lo studio: “Saperli riconoscere può salvare la vita”

| giovedì 14 Gennaio 2016 - 09:28

È chiamato “la finestra d’oro” e consentirebbe, a partire dal primo segnale di ictus, di ridurre al minimo i danni ai pazienti che entro 3 ore raggiungono l’ospedale e sono sottoposti ai trattamenti che ripristinano il flusso sanguigno al cervello. La scoperta è il frutto di uno studio americano condotto dal Ronald Reagan Ucla Medical Center di Los Angeles.

L’indagine mostra inoltre come gli under 45 talvolta sottovalutano i primi sintomi di ictus e la maggior parte di loro afferma che probabilmente non si recherebbe subito in ospedale. “Un trattamento tempestivo per l’ictus è probabilmente più importante che per quasi qualsiasi altro problema medico – spiega David Liebeskind, professore di neurologia e tra gli autori dello studio – C’è una finestra molto limitata per iniziare la cura perché il cervello è molto sensibile alla mancanza di flusso sanguigno e più i pazienti attendono, più devastanti saranno le conseguenze”.

Secondo le statistiche elaborate dallo studio solo 1/3 del campione di under 45 intervistato ha ammesso che si recherebbe in ospedale entro le prime 3 ore dalla sperimentazione di debolezza, intorpidimento, difficoltà a parlare o a vedere, tutti sintomi comuni in un ictus. Il 73% aspetterebbe per vedere se i sintomi possano migliorare. “Questo è un problema reale – sottolinea Liebeskind – Abbiamo bisogno di educare i giovani sui sintomi di ictus e convincerli dell’urgenza della situazione, perché i numeri sono in aumento”.

Un trattamento tempestivo per l’ictus è probabilmente più importante che per quasi qualsiasi altro problema medico – spiega David Liebeskind, professore di neurologia e tra gli autori dello studio – .C’è una finestra molto limitata per iniziare la cura perché il cervello è molto sensibile alla mancanza di flusso sanguigno e più i pazienti attendono, più devastanti saranno le conseguenze”.

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