La televisione si sa, da sempre cambia le regole. Negli anni ha modificato il nostro modo di rapportarci con gli altri, ha creato momenti di unione, altri di distacco, ha riscritto il linguaggio e modificato alcuni meccanismi sociali.
Adesso la tv si guarda con lo smartphone, perché tutti siamo opinionisti, allenatori, esperti di qualsiasi cosa. E in tv non si va più per ottenere quei famosi 15 minuti di popolarità, che adesso si possono avere caricando banalmente un video su Yuotube, ma per cercare lavoro.
Sì, la tv è diventato un vero e proprio ufficio di collocamento. Specie per chi sta costruendo la propria carriera su svariate partecipazione ai reality. Più ne fai, più fa curriculum. Più ne fai, magari su reti diverse, più aumenta la tua popolarità e forse ti chiamano per fare più serate nelle discoteche.
Queste riflessioni arrivano dopo aver guardato la seconda puntata di “The Voice“. Sul palco sono arrivati un ex concorrente di “X Factor”, e due ex concorrenti di “Amici”. Per completare il tutto anche uno che aveva già partecipato a “The Voice”, ma in Polonia. Un recidivo insomma.
Capisco che non ci sia una regola, ma di preciso a quanti talent bisogna partecipare per diventare “famosi”? O meglio, per diventare cantante, perché di questo si tratta… o no? E se uno non ci riesce al primo tentativo, come è successo a Emma Marrone, Lorenzo Fragola, Alessandra Amoroso, Valerio Scanu, Noemi, solo per citare i primi che mi vengono in mente, non dovrebbe pensare che forse non è la sua strada?
A voi con il telecomando in mano e la possibilità di scegliere chi ascoltare, tocca l’ardua sentenza!