Estorsioni al mercato ortofrutticolo, due arresti | Sequestrate due imprese di trasporto FOTO

di Fabrizio Messina

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Estorsioni al mercato ortofrutticolo, due arresti | Sequestrate due imprese di trasporto FOTO

| lunedì 27 Febbraio 2017 - 07:36

Operazione della Guardia di Finanza di Catania al mercato ortofrutticolo di Vittoria (Ragusa). I Finanzieri hanno arrestato due persone e sequestrato due imprese di trasporto su strada a loro collegate

I provvedimenti sono stati eseguiti a conclusione di un’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica etnea e in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del locale Tribunale. 

Ai destinatari delle misure è contestato il reato di estorsione aggravata dal metodo “mafioso” attuato nei confronti di altri autotrasportatori operanti presso il citato polo ortofrutticolo. 

In carcere sono finiti Matteo Di Martino (cl.1964), conosciuto come Salvatore, e Pietro Di Pietro (cl.1963), soggetti ritenuti vicini alla Stidda e a Cosa Nostra e in stretti rapporti d’affari con il clan dei Casalesi.

Arresto catania rresto catania 2

Di Pietro, esecutore materiale, e il Di Martino, organizzatore, “costringevano gli autotrasportatori, provenienti o diretti in Campania e incaricati di caricare/scaricare la merce dal mercato di Vittoria a pagare una “mazzetta” tra i 50 e 100 euro per ogni operazione di carico/scarico dei prodotti ortofrutticoli”.

Le vittime delle estorsioni versavano in un grave stato di assoggettamento creato dagli stretti e risalenti rapporti dei 2 arrestati con mafia e camorra. Infatti Di Pietro, “sfruttando la consapevolezza dei “padroncini” di dover versare il “ciociò”, non doveva ricorrere a minacce o violenze esplicite essendo ben note ai più quali sarebbero state le ritorsioni “economiche” che le vittime avrebbero scontato in caso di rifiuto”.

Quest’ultime sarebbero andate incontro, infatti, a pretestuosi ritardi nelle operazioni di carico/scarico fino anche a far deperire la merce. Il clima d’intimidazione mafiosa si esprimeva anche nella pretesa di omertà delle vittime “che venivano pesantemente redarguite qualora avessero versato il denaro “pubblicamente””.

 

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