Milano, bimba rischia la vita a causa di un tumore | Il giudice le vieta di partire per curarsi all’estero

di Redazione

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Milano, bimba rischia la vita a causa di un tumore | Il giudice le vieta di partire per curarsi all’estero

| venerdì 03 Marzo 2017 - 11:06

Un glioblastoma diffuso della linea mediana, ovvero un tumore al cervello particolarmente aggressivo rischia di uccidere una bambina di appena tre anni. Secondo un medico di Tel Aviv una “terapia molecolare” potrebbe guarirla ma i giudici del Tribunale dei minori di Milano hanno vietato ai genitori di portarla in Israele. Secondo loro si tratterebbe di un “viaggio della speranza” senza garanzie di successo.

E, soprattutto, grazie alle cure all’Istituto Tumori di Milano, la malattia della piccola è già stata aggredita con successo: dopo un ciclo di chemioterapia iniziato a luglio, a settembre i medici hanno riscontrato un “eccellente recupero neurologico” e nessun effetto collaterale. Stando agli esami la massa tumorale non si è allargata, segno che il progredire della malattia, almeno per ora, è stato contenuto.

Ma i genitori della piccola non hanno mai smesso di chiedere consulti circa la situazione della figla e un medico israeliano, il professor Shlomi Constantini, avrebbe detto loro che secondo lui la malattia è meno aggressiva di quanto i colleghi italiani abbiano riscontrato, e si può combattere con una “terapia molecolare”. Così i genitori, nonostante il parere contrario dei medici milanesi, decidono di interrompere le cure nel capoluogo lombardo e di partire, il 13 febbraio, alla volta di Tel Aviv.

A questo punto, però, l’istituto Tumori di Milano ha segnalato il caso alla Procura, sottolineando le gravi conseguenze a cui potrebbe essere esposta la bimba con un cambio di terapia. Il tribunale dei minori, dopo aver valutato il caso, ha bloccato il trasferimento della paziente: secondo i giudici, infatti, le difficili condizioni emotive dei genitori rischiano di far interrompere una terapia efficace per affrontare un viaggio della speranza senza garanzie cliniche. Anche perché l’Istituto milanese, dopo aver contattato il professore israeliano, spiega che il medico non ha fornito informazioni valide dal punto di vista scientifico sul sul metodo di cura.

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