Alatri, omicidio Emanuele: orrore ed omertà |Uno dei fermati era uscito di cella il giorno stesso

di Redazione

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Alatri, omicidio Emanuele: orrore ed omertà |Uno dei fermati era uscito di cella il giorno stesso

| mercoledì 29 Marzo 2017 - 10:56

Sono finiti in carcere per la morte di Emanuele Morganti, il ventenne pestato a sangue nella notte tra venerdì e sabato scorsi, due fratellastri di Alatri, Mario Castagnacci, 27 anni, e Paolo Palmisani, 20 anni. Sono entrambi in isolamento; la decisione è stata presa per il rischio di ritorsioni e minacce da parte di altri detenuti.

Uno dei due fermati, Mario Castagnacci, era stato fermato, insieme ad altre quattro persone, a Roma, giovedì 23 marzo perché trovato in possesso di centinaia di dosi di droga ma fu rilasciato il mattino successivo, ovvero il 24 marzo. La notte poi avvenne ad Alatri il terribile pestaggio di Emanuele. Durante la perquisizione erano state trovate 300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish. Castagnacci è considerato dagli investigatori autore anche del colpo mortale.

A ricostruire quei quindici minuti di violenza inaudita, consumata nella piazza di Alatri, è stato il Procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco: i due probabilmente volevano dimostrare il loro potere, la loro superiorità, il tutto amplificato da un mix di cocaina e alcol.

Stando ad alcune testimonianze raccolte, dopo un litigio in un locale con un ubriaco, il branco si è scagliato contro Emanuele, armato di manganello e chiave inglese o un tubo di ferro. Ci sono stati più pestaggi all’esterno del Mirò Music Club di piazza Regina Margherita, nel centro storico di Alatri: tre nell’arco di quindici minuti. Emanuele è stato colpito più volte, in punti differenti della piazza, e da diverse persone. Il colpo letale, che gli ha fatto sbattere la testa, secondo gli inquirenti, sarebbe stato sferrato da Mario Castagnacci.

I due fratellastri sono i primi due identificati dai carabinieri e sono in carcere, a Regina Coeli, con l’accusa di omicidio volontario. In tutto restano sette indagati, cinque sono ancora a piede libero. Un amico di Emanuele avrebbe tentato di difenderlo ma inutilmente. Le altre persone che erano presenti nel locale non sono intervenute: sul paese è calata una spessa coltre di omertà.

“Un congruo numero di persone ha assistito al pestaggio”, ha detto il comandante provinciale de carabinieri di Frosinone, Giuseppe Tuccio. “Chiediamo ai giovani di avere fiducia nelle forze dell’ordine, nelle istituzioni e di comunicarci tutti i fatti illeciti che possano servirci in questa indagine”. Il rischio è che possano verificarsi altri episodi di violenza, in nome della vendetta.

Intanto la procura di Roma ha chiesto la convalida del fermo e l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per il pm Stefano Rocco Fava i due fermati sono “socialmente pericolosi” considerata la “loro sproporzionata iniziativa violenta”.

Nei prossimi giorni si attendono anche i risultati dell’autopsia sul corpo del giovane. L’esame servirà a chiarire se Emanuele è deceduto a seguito dei violenti colpi sferrati alla nuca dai due buttafuori arrestati, oppure se a spezzare la sua giovane vita possano essere stati i pugni e i calci inferti dai cinque indagati a piede libero e che al momento devono rispondere solo di rissa.

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