Basterebbe un semplice prelievo di sangue per impedire che la Sla si aggravi e stimare l’indice di sopravvivenza. Secondo gli esperti, la proteina C-reattiva potrebbe diventare uno strumento per predire precocemente la malattia. Lo studio è stato condotto dal centro clinico NeMO in collaborazione con l’Ospedale Molinette di Torino.
“Questa proteina – spiegano gli scienziati – è normalmente prodotta dal fegato e dal grasso corporeo. Nella fase più acuta di alcune patologie, nei processi infiammatori e dopo gli interventi chirurgici è prodotta in misura superiore al normale, raggiungendo così una maggiore concentrazione nel sangue”.
“In generale – dicono i ricercatori italiani – l’aumento di questa sostanza nel sangue è associato a situazioni in cui l’organismo è sottoposto a forti stress”. I ricercatori hanno dimostrato che esiste una relazione tra le alte concentrazioni di proteina C-reattiva e l’aggressività della malattia. Inoltre “ad alti livelli di questa proteina corrisponde un quadro clinico del paziente più grave, e che la sopravvivenza alla malattia in questi pazienti era più breve”.
“Capire il ruolo dell’infiammazione nella progressione della malattia – ha detto il neurologo Christian Lunetta – sarà fondamentale per i ricercatori che stanno lavorando a possibili terapie per il trattamento della Sla, perché proprio la modulazione dei suoi processi neuroinfiammatori potrà diventare una strategia terapeutica interessante da sviluppare”.