Codice Ong, adesso Minniti minaccia l’addio | Gentiloni e Mattarella tentano di ricucire

di Redazione

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Codice Ong, adesso Minniti minaccia l’addio | Gentiloni e Mattarella tentano di ricucire

| martedì 08 Agosto 2017 - 08:48

Per la tenuta del governo sono ore caldissime. A fare scattare il campanello d’allarme è stato il ministro Marco Minniti, assente al Cdm dopo le polemiche sul codice di condotta delle Ong. Il confronto a distanza con il ministro Delrio, evidentemente, deve avere messo a dura prova Minniti, tanto che sia il Colle che il presidente del Consiglio, sono intervenuti per provare a calmare il titolare del Viminale.

Dal Quirinale è arrivato un messaggio di sostegno a Minniti: “Grande apprezzamento del presidente della Repubblica per l’impegno spiegato in queste settimane dal ministro Minniti, particolarmente riguardo al governo del fenomeno migratorio“.

Dopo il presidente Mattarella, è toccato a Paolo Gentiloni spendere parole d’elogio per l’operato del ministero dell’Interno “Grazie alla azione e al lavoro, in particolare del Viminale, i risultati sul fronte del contrasto del traffico di esseri umani dalla Libia e del fenomeno migratorio comincino ad arrivare. Frutto dell’impegno di tutto il governo e delle strutture che stanno dando attuazione al codice di condotta per le Ong, voluto dal ministro Minniti, assieme alla cooperazione con la Libia e al contributo della guardia costiera libica”.

Emergono intanto alcune indiscrezioni secondo le quali Minniti lunedì avrebbe scritto una lettera a Gentiloni avvisando che si sarebbe dimesso se non ci fosse stata una presa di posizione forte a sostegno delle scelte sulle politiche migratorie: “O mi tutelate o lascio. Se la linea politica non è più condivisa, il mio compito è finito”.

Dal canto suo il ministro Delrio, in un’intervista rilasciata a “La Repubblica”, non intende fare passi indietro: “Non sono contro il codice Minniti, ma se bisogna salvare vite serve la nave più vicina”. Secondo Delrio vengono prima le regole del diritto internazionale che impongono il soccorso in mare, anche se a effettuarlo sono imbarcazioni di organizzazioni che non hanno sottoscritto l’accordo con il governo.

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