Il caso “Boschi-Banca Etruria” si allarga | Chissà che non emergano molestie sessuali

di Fabrizio Hopps

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Il caso “Boschi-Banca Etruria” si allarga | Chissà che non emergano molestie sessuali

| martedì 19 Dicembre 2017 - 15:28

“Forse Vegas si è scordato, ma ho i messaggini, il 29 maggio 2014 lui mi chiese di incontrarci in modo inusuale a casa sua alle 8 di mattina. Io ho detto no, semmai alla Consob o al ministero…”. Cosi recita Maria Elena Boschi. Ed il termine “recitaW si intende nel suo senso più preciso: interpretare un testo secondo le regole dell’arte scenica.

Perché ormai chiunque abbia avuto notizia dei fatti, dai poveri risparmiatori rovinati ai portuali livornesi, passando attraverso gli esperti di economia di Harvard, ha perfettamente inteso che si tratta di una commedia magistralmente interpretata da tutti gli attori secondo un copione che ha l’unico fine di creare un tale tourbillon di eventi ad incastro che dipanare la matassa delle responsabilità alla fine sarà prima impossibile e poi prescritto.

È perfettamente nella logica delle dichiarazioni eclatanti quindi inserire una insinuazione che da insignificante può diventare grande quanto un Empire State Building, in questo periodo di caccia agli “streghi”. Vegas invita la bella Boschi a casa sua alle otto del mattino ed in questo caso le ipotesi sono due: o sconvolto dalla bellezza della bella Boschi ha tentato un approccio maldestro quanto inusuale visto l’orario, oppure ha tentato di incastrare un appuntamento istituzionale fra il trasporto dei figli a scuola, la colazione e la corsa verso l’ufficio.

Nel primo caso è uno dei tre porcellini (certo a guardarlo sembra un politico vanziniano cicciottello e frustratello), nel secondo solo un traffichino del centrodestra molto smaliziato: ma di tutto ciò al falegname di Fiesole, che ha perso 123 mila euro messi da parte in 42 anni e che adesso vaga per la città sudaticcio anche in inverno, deciso a gettarsi sotto un bus, non gliene frega proprio niente.

Ma intanto la bella Boschi, arma di distrazione di massa, ha ancora una volta depistato l’opinione pubblica con una dichiarazione degna del Grande fratello Vip: “Non credete alle sue dichiarazioni, voleva solo molestarmi”. Le ciglia sbattono come vele alla Vuitton Cup. Basta dare uno sguardo agli altri protagonisti per capire che è un teatro per recita a soggetto: ognuno dice la sua mentre gli altri parlano di ciò che i primi hanno detto.

Padoan: preferisce mantenere un profilo basso, o glielo fanno tenere anche se solo lui forse potrebbe parlare degli ostacoli posti al governo da “Palazzo Chigi 2” (la bella Boschi, Palazzo Chigi 1 è Gentiloni nel gergo che indica i guastatori renziani). Padoan è ancora imbufalito con la bella Boschi per le misure inserite in finanziaria su procedure legali rapide per la presa di possesso degli immobili presentati in garanzia dai debitori insolventi, per i 240 miliardi di sofferenze delle banche italiane: se parlasse sicuramente alla bella Boschi si smorzerebbe il sorriso.

Casini: potevano scegliere come presidente della commissione parlamentare il mago Otelma e almeno avrebbe avuto più credibilità. Per lui è sempre colpa della crisi, dell’incertezza delle norme europee e del probabile buco dell’ozono: in buona sostanza i poveri risparmiatori, che menziona in ogni intervento, devono farsene una ragione se abracadabra i loro soldi sono spariti. Ed è il Presidente della Commissione. Scusate dimenticavo di dire che lui la Commissione d’Inchiesta non la ha votata in quanto inutile: “Non siamo mica il quarto grado del giudizio” ha affermato con energica rabbia. In America per molto meno ti chiudono in un manicomio criminale.

In Commissione per Forza Italia il senatore Antonino D’Ali : no comment. Pregevoli gli scontri in Commissione fra il riduzionismo fino al negazionismo di Orfini e le intemperanze di Brunetta che quando non riesce con la sua loquela a far capire che il Pd è stato preso con le mani nella marmellata lascia l’aula, si assenta per qualche minuto e poi torna più sereno: cosa farà per rilassarsi? Questo è l’unico mistero della Commissione di Inchiesta sulle Banche. Il resto è tutto già scritto nella frase che il Marchese del Grillo disse rivolto ad un poveraccio che chiedeva giustizia a fronte di un eclatante sopruso: “Mi dispiace ma io so io e voi non siete un cxxxo”. Con buona pace dei poveri risparmiatori ennesime vittime di una logica partitica criminale che proteggerà sempre i poteri forti.

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