L’economia globale è sempre più policentrica

di Giuseppe Citrolo

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L’economia globale è sempre più policentrica

| venerdì 02 Febbraio 2018 - 17:21

Fino a circa vent’anni fa, l’economia globale era organizzata attorno ad un centro di Paesi, rappresentati politicamente nel cosiddetto G7 (Stati Uniti, Giappone, Canada, Francia, Regno Unito, Germania, Italia) che controllavano gran parte delle catene del valore e degli scambi commerciali globali, mentre il resto del pianeta, detto volgarmente “Terzo Mondo” languiva ai margini,ridotto spesso al ruolo di mero fornitore di materie prime ai paesi sviluppati (si pensi al caso dei paesi del Golfo Persico e del petrolio).

Oggi, nel 2018, non è più così. L’economia globale è diventata molto più policentrica: aree del pianeta come l’Asia, l’Africa, il Medio Oriente, l’Europa Orientale, la Russia e l’America Latina contano moltissimo per i destini economici del globo. Il cambiamento è stato repentino e impressionante: si pensi che alla fine degli anni novanta il Pil dei paesi del sud del mondo rappresentava solo il 20% di quello mondiale; oggi siamo al 40%, anche se bisogna dire che a livello di Pil pro capite paesi come Cina, India, Brasile, Russia e Sudafrica sono ancora molto indietro rispetto a Nordamerica, Europa e Giappone.

La partecipazione dei paesi dell’ex Terzo Mondo al commercio globale è salita dal 24% del 1970 al 35% del 2000 al 51% del 2017. Fra il 2000 e il 2017 le esportazioni di prodotti manufatturieri dai Paesi del sud del mondo sono salite dal 32 al 48% del totale, mentre questi stessi paesi hanno aumentato la propria quota di importazioni di petrolio,altri minerali e prodotti agricoli dal 32 al 47% del totale mondiale. Dopo il suo ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001 la Cina è diventata il vero e proprio centro della manifattura mondiale ed un gigantesco esportatore di acciaio ed altri prodotti industriale oltrechè un impressionante importatore di petrolio ed altre materie prime. Il gigante asiatico però non si accontenta più del ruolo di hub industriale del mondo:vuole sviluppare il proprio mercato interno,diventare un leader mondiale in ricerca e sviluppo e sta realizzando investimenti impressionanti nella robotica, nell’intelligenza artificiale e nelle infrastrutture terrestri e portuali eurasiatiche.

L’India, pur essendo ancora frenata da problemi enormi di corruzione politica, povertà e sottosviluppo, è cresciuta negli ultimi anni ad un tasso medio del 7% annuo, è diventata un centro globale dell’industria informatica e dei software ed ha in Narendra Modi un leader politico capace, popolare e con una chiara visione del futuro economico e geopolitico del proprio paese. Altra area economica di grande interesse e in grande sviluppo è quella rappresentata dai paesi dell’Asean, cioè le nazioni del Sudest Asiatico.

Vietnam, Thailandia, Malesia, Indonesia e Filippine hanno tutte beneficiato moltissimo del boom cinese, soprattutto a partire dalla firma dell’accordo di libero commercio fra Cina e paesi del Sudest Asiatico nel 2010. Questi paesi stanno diventando quasi delle ‘piccole Cine’ e sono visti da molti grandi investitori internazionali come uno dei futuri hubs della manifattura mondiale. Il boom economico del sud del mondo non ha risparmiato nemmeno quello che sembrava essere un continente senza speranza, cioè l’Africa. Dal 2000 ad oggi molti paesi africani hanno avuto tassi di crescita elevatissimi,il continente si è profondamente urbanizzato e si e’ creata una vera e propria classe media soprattutto in Etiopia, Kenya, Sudafrica, Ghana, Nigeria ed Angola. Certo resta un continente con problemi enormi quali l’instabilità politica,l’arretratezza dell’agricoltura e la dipendenza eccessiva dalle esportazioni di materie prime.

I passi in avanti economici fatti invece dall’America Latina sono stati ancora più solidi.Paesi un tempo poveri quali Cile e Messico sono ormai considerati dagli statistici dell’Ocse come avanzati,il Brasile ha fatto uscire decine di milioni di propri cittadini dalla povertà e l’Argentina, dopo quasi vent’anni di disastroso malgoverno economico ed impoverimento, sta riprendendosi sotto la guida del governo di centrodestra di Mauricio Macri. Insomma, parlare ormai di Terzo Mondo non ha più molto senso: il futuro dell’economia mondiale è sempre più a sud e ad est.

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