Salvini dichiara ‘guerra’ a Bruxelles e rilancia: “Se serve, ignoreremo il tetto del 3%”

di Andrea Profeta

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Salvini dichiara ‘guerra’ a Bruxelles e rilancia: “Se serve, ignoreremo il tetto del 3%”

| martedì 13 Marzo 2018 - 11:47

Salvini torna a riaffermare il suo convinto euro-scetticismo. Lo fa a Strasburgo, durante la conferenza stampa con cui – questa mattina – ha salutato l’euro-parlamento. Questa sera, sarà già a palazzo Grazioli per un vertice con gli alleati della colazione, Berlusconi e Meloni.

Salvini a Strasburgo: “L’euro è una moneta sbagliata”

“Se serve, ignoreremo il tetto del 3%”, tuona il leader leghista, dichiarando guerra a Bruxelles sul fronte dei conti pubblici. Salvini non fa mistero dei suoi toni aggressivi, ma ammette: “Sarebbe impossibile un’uscita dell’Italia dall’euro improvvisa e solitaria”. E se qualche elettore della Lega potrebbe storcere il naso di fronte a questa dichiarazione, si affretta a precisare: “L’euro è una moneta sbagliata. Stiamo preparando un piano B”.

È stato accolto al parlamento di Strasburgo da alcuni applausi, tra cui quelli degli euro-deputati di estrema destra dell’ENF. “Vedo che a sinistra c’è molta gente nervosa”, afferma, provocando i giornalisti presenti e aggiunge: “Questo mi fa piacere”. Si augura, poi, che il voto italiano possa essere l’anticamera (e lo spunto) per gli altri paesi UE e spera che “l’inciucio tra popolari e socialisti” finisca entro le europee del 2019.

Sul fronte interno, Salvini ribadisce: “Mai con Renzi”

Ieri, Berlusconi aveva aperto al PD, ma Salvini è netto e incontrovertibile: “Non governeremo mai con Renzi”. È cauto anche sui 5stelle, con cui smentisce presunti contatti in merito alla spartizione delle presidenze delle due Camere. Dichiara, a quanti ipotizzano un esecutivo bipolare Lega-5stelle: “Nostro obiettivo è quello di un governo di centrodestra, con un programma di centrodestra, e poi chi vivrà vedrà”.

Torna, infine, sui temi cari ai suoi elettori: diminuire le tasse, ridurre gli sbarchi e ridiscutere i trattati europei sono delle priorità. Anche se questo comporta di ignorare deliberatamente il tetto del 3% del rapporto deficit/PIL.

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