Filippo Magnini si è ritirato ufficialmente lo scorso 2 dicembre, durante gli Assoluti italiani, ma la sua carriera rischia di chiudersi con una coda indesiderata. Il nuotatore pesarese, infatti, è rimasto invischiato in un caso di doping che vede protagonisti lui e il collega di nazionale Santucci, e la richiesta della Procura Nazionale Antidoping è stata di quelle pesanti: otto anni di squalifica, figli delle tre diverse imputazioni di consumo o tentato consumo di sostanze dopanti (articolo 2.2 del codice Wada), favoreggiamento (2.9) e somministrazione o tentata somministrazione di sostanza vietata (articolo 2.8).
Per Santucci, invece, è stata chiesta una squalifica di quattro anni, in quanto gli è stato imputato solo il primo capo d’accusa. Saranno giudicati, non prima di settembre, dalla prima sezione del Tribunale di Nado Italia, presieduta da Adele Rando. Estranea ai fatti l’ex compagna di Re Magno, Federica Pellegrini, mentre il medico Porcellini e il suo assistente De Grandis, in quanto non tesserati a livello CONI, vedranno presto arrivare nei propri confronti una richiesta di inibizione.
Magnini, a suo tempo, quando nello scorso autunno venne fuori il caso, si era detto particolarmente sereno, ma questo caso rischia di buttare un’ombra pesante sui suoi risultati. Il due volte campione del mondo dei 100 stile libero, infatti, è stato intercettato dalla Procura di Pesaro in conversazioni sospette con Porcellini, in cui parlava di presunte forniture di “funghi” e chiedeva “dati per il suo amico”. La frase più grave, sicuramente, è quella in cui il pesarese rivolgendosi a Santucci, parla dell’inutilità di andare al Mondiale senza assumere i prodotti indicati dal medico amico.
