Tria: “Manovra correttiva? Nessuno ce la chiede”

di Redazione

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Tria: “Manovra correttiva? Nessuno ce la chiede”

| domenica 31 Marzo 2019 - 13:13

Il ministro dell’Economia e Finanza Giovanni Tria a Firenze interviene al Festival dell’Economia civile. “Una manovra correttiva? Nessuno ce la chiede”, ha detto il ministro.  “In questi giorni – ha annunciato – si approveranno i decreti sblocca cantieri e poi le misure necessarie per contrastare la stagnazione, questo rallentamento. Spero anche prima del Documento di economia e finanza”.

Attaccare il sistema bancario italiano, mettere in dubbio la sua solidità ma anche la sua resilienza e porre un sospetto su questo, significa avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà”, spiega Tria. E significa “minare l’interesse nazionale, nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all’unione bancaria”.

La replica di Conte: “Non c’è alcun attacco”

Ma il premier Giuseppe Conte replica: “Non mi sembra ci siano i presupposti per parlare di attacco alle banche… Conserviamoci tutti lucidi”. E a proposito delle polemiche tra ministri suggerisce: “Il mio motto è sobri nelle parole generosi nelle azioni”.

Sulla frenata dell’economia: “La drammatica perdita di fiducia in noi stessi e negli altri frena lo slancio verso il futuro. Mina il funzionamento dei mercati e accresce oltre misura i costi di transazione”. In ogni caso “Le riforme già varate non sono nulla rispetto a quello che ancora faremo. Ma forse le maggiori energie fisiche e mentali le ho spese in questa mia esperienza di governo per ricostruire la fiducia tra le persone, tra cittadini e istituzioni”.

Il premier sottolinea che reddito di cittadinanza e quota 100 “esprimono una politica a forte impatto sociale. Per proteggere i più deboli e vulnerabili. Dobbiamo continuare a lavorare per invertire l’esclusione di fasce sempre più ampie della popolazione” e introdurre “operazioni riparatrici nei confronti di lavoratori che sono state una concreta violazione del patto sociale”.

Inoltre ha aggiunto che “Sicuramente adesso dobbiamo varare e licenziare al più presto il decreto per i truffati delle banche. Lo abbiamo detto. C’è solo qualche aspetto tecnico ma sicuramente domani vedo anche il ministro Tria. Va varato al più presto il decret.”,

Tria: “Attaccare le banche mina il nostro Paese”

Al centro della discussione ci sono anche le banche. “Attaccare il sistema bancario italiano, mettere in dubbio la sua solidità ma anche la sua resilienza e porre un sospetto su questo, significa avallare una delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà”, spiega Tria. E significa “minare l’interesse nazionale, nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all’unione bancaria”.

“A parte alcuni casi, che sono veramente pochi, di malagestione delle banche italiane, il sistema bancario italiano è uno dei più sani d’Europa e forse del mondo“. E ancora: “dopo la crisi del 2008 questo era chiaro non avevamo titoli velenosi, derivati pericolosi, tossici, come le avevano e in alcuni casi hanno ancora molte banche europee, in primo luogo tedesche”.

Per quanto riguarda la crescita, il ministro dell’Economia sottolinea che “è necessaria e non sufficiente, ma ci vuole. Se guardiamo al tipo di crescita, questa può essere non inclusiva ma diretta, con un modello sbagliato che porta alla non crescita. Serve dunque una crescita equilibrata e non squilibrata, altrimenti si ha un impatto anche sociale. Inseguiamo la stabilità finanziaria ma non può esserci senza stabilità sociale”. Questo in risposta alla provocazione del direttore del Festival dell’Economia Civile, Lorenzo Bechetti, che aveva parlato di Bil, benessere interesse lordo.

Tria: “L’Italia è ferma ma c’è voglia di fare”

“La parte più produttiva dell’Italia è ferma“, ha spiegato Tria. In questo momento c’è “un rallentamento della crescita in Europa”, perché “si è fermato il motore, la Germania”, e conseguentemente “si è fermata anche la parte più produttiva dell’Italia, quella del manifatturiero che esporta”. Il problema starebbe nel fatto che l’Italia “da dieci anni cresce un punto percentuale in meno del resto d’Europa, significa che la nostra economia è allo ‘zero’ mentre la Germania riesce a rimanere allo 0,7-0,8 per cento”.

In Italia “c’è voglia di fare, non di piangersi addosso. C’è una spinta che vuole fare e togliere ‘lacci e lacciuoli’, come si diceva negli anni 70-80″. Così il ministro dell’Economia Giovanni Tria a Firenze sottolineando però che il punto di partenza di ogni provvedimento e decisione sarà “tenere sotto controllo la corruzione e le patologie che si possono presentare”.

Tria ha sottolineato che “bisogna avere equilibrio” perché si è detto convinto che “in Italia non ci sia più corruzione rispetto ad altri Paesi: magari c’è più contrasto e quindi i fenomeni emergono di più”. “In Italia, ho sempre detto, si è legiferato soltanto per la patologia della situazione e non per la fisiologia… Poi – ha concluso – si combattono le patologie ma nessuno vuole lo stato di polizia, una dittatura”.

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