Accoltellò Stefano Leo alla gola: “Era troppo felice”

di Redazione

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Accoltellò Stefano Leo alla gola: “Era troppo felice”

| lunedì 01 Aprile 2019 - 07:59

Le forze dell’ordine hanno fermato, nella tarda serata di domenica, un 27enne, ritenuto l’autore dell’omicidio di Stefano Leo. Si tratta di Said Machaouat, un cittadino italiano di origini marocchine che lo scorso 23 febbraio avrebbe accoltellato la vittima 34enne alla gola. La tragedia è avvenuta ai Murazzi del Po, nel cuore di Torino.

La confessione choc: “L’ho ucciso perché era troppo felice”

Volevo ammazzare un ragazzo come me, toglierli tutte le promesse che aveva, dei figli, toglierlo ai suoi amici e parenti“. Questa la rivelazione choc di Said Machaouat. A riferire il movente il procuratore capo vicario, Paolo Borgna, che lo ha definito “un movente sconvolgentemente banale”.

“Stando a quanto lui stesso ci ha raccontato a verbale – ha sottolinea Borgna – nella sostanza ci ha detto che ha deciso di uccidere questo ragazzo perché si presentava con aria felice e lui non sopportava la sua felicità”.

“Mi sentivo braccato dai carabinieri. Non volevo commettere altri guai“. Said Machaouat ha spiegato così perché ha deciso di confessare il delitto di Stefano Leo. Il reo confesso non conosceva la vittima.

Dai primi accertamenti sembra che Said fosse depresso per la separazione dalla moglie. Tra le confessioni fatte, l’uomo avrebbe anche parlato del suo passato e della separazione dalla ex moglie: “La cosa peggiore è sapere che il mio bimbo di quattro anni chiama papà l’amico della mia ex compagna”.

L’arma del delitto, un coltello da cucina nascosto in una cassetta dell’Enel e fatto ritrovare dal fermato, sarà inviata ai Ris di Parma per ulteriori accertamenti tecnici.

Accoltellò un uomo alla gola a Torino, fermato un 27enne

Il padre e gli amici della vittima hanno organizzato una marcia in onore di Stefano. Poche ore dopo, il 27enne si è presentato spontaneamente in Questura. Trasferito poi al comando dei carabinieri che indagano sull’omicidio, il giovane è stato interrogato alla presenza del difensore di fiducia.

Le prove raccolte e le indagini condotte in queste settimane hanno permesso agli investigatori di trovare i primi riscontri. Dalle dichiarazioni del giovani è stata confermata anche la presunta arma del delitto. tra cui la presunta arma del delitto.

 

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