Scarcerato a Palermo l’eritreo scambiato per il trafficante di migranti Mered

di Rosanna Pasta

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Scarcerato a Palermo l’eritreo scambiato per il trafficante di migranti Mered

| sabato 13 Luglio 2019 - 08:20

Non è lui il trafficante di migranti Mered. Si è trattato di uno scambio di persona. Così la Corte d’Assise di Palermo ha deciso l’immediata scarcerazione dell’eritreo Medhanie Tesfamariam Bere.

L’arresto era avvenuto nel 2016 in Sudan e l’uomo, per tre anni, è stato sotto processo in Italia. Secondo l’accusa si trattava del “generale” Mered, capo di un’organizzazione criminali che gestisce il traffico di migranti. Ora per Mehanie e i suoi familiari l’incubo è finito. L’uomo è stato comunque condannato per favoreggiamento, ma i giudici ne hanno disposto la scarcerazione.

Scarcerato a Palermo l’eritreo scambiato per il trafficante di migranti Mered

L’avvocato Michele Calantropo, difensore dell’imputato, ha sostenuto per l’intero processo la tesi dello scambio di persona. Il legale aveva anche chiesto l’esame del Dna.

I giudici avrebbero accolto la sua tesi, facendo cadere l’accusa principale, quella cioè di associazione per delinquere finalizzata al traffico dei migranti. Accusa che veniva contestata al “generale”, come veniva definito dai trafficanti. Per l’imputato rimane la condanna solo per un episodio relativo al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di due persone. L’accusa, sostenuta in aula dai Pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri, aveva chiesto la condanna dell’imputato a 14 anni di reclusione.

L’inchiesta

Il processo nasce da un’inchiesta della Procura di Palermo sui trafficanti di uomini. Da anni i pm cercavano quello che ritenevano uno dei capi dell’organizzazione che gestiva la tratta, conosciuto dall’autorità giudiziaria italiana come Mered Yehdego Medhanie, nome che potrebbe essere uno degli alias usati dal “boss”.

Gli italiani ricevettero l’informazione che il ricercato si trovava a Khartum, in Sudan dalla National Crime Agency brittanica. Gli inquirenti sudanesi e inglesi, allora, accertarono che aveva in uso più utenze cellulari una delle quali, intercettata dai magistrati palermitani, risultò collegata ad alcuni trafficanti di uomini che vivevano in Libia.

Secondo la Procura di Palermo, proprio l’analisi delle telefonate fatte con il cellulare in uso all’eritreo avrebbero confermato i sospetti degli investigatori. Durante diverse conversazioni, infatti, si parlava di traffico di migranti.

L’indagato ha sempre negato che fosse suo il cellulare sequestrato e il suo legale ha sostenuto che il suo assistito si chiamasse in realtà , un falegname che si trovava in Sudan con l’intenzione di raggiungere le coste africane per imbarcarsi per l’Europa e che, dunque, ci fosse stato un clamoroso errore di persona.

La decisione della Corte d’Assise di Palermo ha ridato speranza all’eritreo e alla sua famiglia. Insieme, da tre anni, cercano di dimostrare l’innocenza di Medhanie Tesfamariam Bere, che intanto ha trascorso il suo tempo in carcere. Ma adesso l’incubo è finito.

Riprese di Marcella Chirchio.

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