Agricoltura sostenibile, nasce la “Carta del mulino”

di Redazione

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Agricoltura sostenibile, nasce la “Carta del mulino”

| lunedì 15 Luglio 2019 - 15:10

E’ nata la Carta del Mulino, un progetto che innoverà il modo di coltivare il grano tenero. L’iniziativa e’ stata promossa da Barilla insieme al WWF, l’Università di Bologna, l’Università della Tuscia e OpenFields. Sono 500 le imprese agricole che hanno già aderito, l’obiettivo a regime e’ di arrivare a 5 mila.

Agricoltura sostenibile, nasce la “Carta del mulino”

La “Carta del Mulino” è stata presentata, nello stabilimento di Castiglione delle Stiviere, da Mulino Bianco, azienda del gruppo Barilla, leader dei prodotti da forno. Si tratta di un disciplinare di agricoltura sostenibile, composto da dieci regole, che prevedono, per esempio, di dedicare il 3% dei campi alla coltivazione di fiori utili per gli insetti impollinatori, la rotazione delle colture e la tracciabilità dei lotti di grano tenero sostenibile.

I principi che la ispirano sono quelli della sostenibilita’ e della qualità dei prodotti, con la volonta’ di supportare il lavoro delle comunità di agricoltori e restituire spazio alla natura negli agroecosistemi, favorendo la biodiversità, riducendo l’uso delle sostanze chimiche e salvaguardando gli insetti impollinatori.

Per Paolo Barilla, vice presidente del Gruppo Barilla che ha battezzato la nascita del primo biscotto – il “Buongrano” – a marchio Mulino Bianco, realizzato secondo le regole della Carta, “questo disciplinare rappresenta la volontà del Gruppo di valorizzare ancora una volta l’agricoltura di qualità, incentivando la crescita della filiera del grano tenero. Un impegno dal campo alla tavola per offrire ai consumatori prodotti ancora più buoni, amici dell’ambiente e della biodiversità”.

Gaetano Benedetto, direttore generale di WWF Italia, spiega che “riducendo l’uso delle sostanze chimiche e restituendo spazio alla natura sarà possibile riportare nelle campagne i fiori selvatici, indispensabili per l’alimentazione degli insetti impollinatori. A fine progetto circa 2.000 ettari saranno restituiti alla natura: il 3% della superficie agricola dedicata alla coltivazione del grano tenero, un vero e proprio piccolo Parco diffuso”.

(ITALPRESS).

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