Volete diventare astronauti? I consigli di Paolo Nespoli, tre volte nello Spazio

di Stanislao Lauricina

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Volete diventare astronauti? I consigli di Paolo Nespoli, tre volte nello Spazio

| giovedì 21 Maggio 2020 - 11:58

Volete diventare astronauti? Ecco i consigli di Paolo Nespoli, sessantaduenne ex cosmonauta italiano, per tre volte volato nello Spazio e secondo astronauta ESA con più esperienza, con i suoi 313 giorni totali passati lassù, tra le stelle.
L’ingegnere ed ex militare brianzolo ha voluto dispensare i suoi consigli attraverso il suo profilo instagram, che rimanda al blog astropaolo.space, a quanti sognano di seguire il suo esempio, insieme a quelli degli altri astronauti italiani, da Samantha Cristoforetti a Luca Parmitano, Umberto Guidoni, Franco Malerba o Roberto Vittori.
Una guida completa, con i requisiti tecnici, umani e culturali, per quello che per molti è un sogno “non facile, ma nemmeno impossibile”, scrive.
“Di solito i requisiti di base sono simili a livello mondiale: una laurea tecnica, la conoscenza approfondita della lingua inglese, una condizione psicologica e fisica normale (quest’ultima impone anche misure antropometriche minime e massime)”. Sembrano requisiti semplici, da soddisfare, ma non è così: “è comune che nelle fasi iniziali di una selezione ci siano centinaia se non migliaia di candidati con tutte le carte in regola. Solo pochi di loro, però, diventeranno astronauti: nel 2009, all’ultima selezione dell’Agenzia Spaziale Europea, si presentarono più di 9mila candidati. Alla fine l’Esa ne scelse sei”.
Ci sono altri aspetti che le commissioni esaminatrici tengono presenti, nelle selezioni: “le commissioni di selezione puntano a verificare quanto il candidato sarà capace, in futuro, di svolgere una professione che richiede: acume intellettuale, intraprendenza, disciplina (che non significa obbedire agli ordini), curiosità, un pizzico di temerarietà, competenze tecniche, capacità di apprendimento (imparare velocemente e riuscire a fare in maniera decente cose molto diverse), velocità di adattamento a qualsiasi situazione (incluso isolamento e confinamento), abilità nella gestione di situazioni anomale (come un’emergenza), attitudine al lavoro di gruppo, precisione e dedizione nell’esecuzione dei propri compiti, capacità di sostenere e gestire un’immagine pubblica, magari anche popolare, modestia, simpatia, buon umore, disponibilità a essere un buon gregario pronto, quando e se serve, ad assumersi le responsabilità del leader”.
Contrariamente a quanto saremmo portati a pensare, non è necessario provenire da una forza armata, o più specificatamente dall’Aeronautica militare.
Ed ecco i suoi consigli a chi vuol provare a candidarsi per una eventuale prossima selezione: “Anzitutto espandere le proprie conoscenze tecniche di base in qualsiasi campo. Consiglio poi di essere curiosi, intraprendenti, di acquisire consapevolezza dei propri limiti fisici e psicologici e poi provare, costantemente, a spostarli più in là. Consiglio di usare le mani e la testa per capire come intervenire, diagnosticare, riparare qualsiasi oggetto o apparecchiatura. Suggerisco di praticare sport sia individuali che di squadra e a qualsiasi livello, non solo agonistico. Di cimentarsi in esperienze inusuali, perché abituano a lavorare in condizioni estreme: il paracadutismo, le immersioni subacquee, il pilotaggio, la roccia, la speleologia”.

“Altrettanto utili sono le esperienze all’estero, dove ci si deve confrontare con culture, abitudini e lingue diverse e dove per questo si è costretti ad ampliare le proprie prospettive personali. Così come aiuta essere membri attivi in gruppi di studio, lavoro, gioco, vacanza, visto che tutte queste esperienze stimolano le relazioni e preparano all’attività in team. Last but not least, come direbbero i miei colleghi anglofoni, è fondamentale avere anche qualche passatempo e coltivarlo con passione: suonare uno strumento, disegnare, scattare fotografie, curare una collezione”.

Nessuna di queste esperienze è strettamente necessaria, ma ognuna di loro e tante altre simili permettono la crescita personale e dimostrano oggettivamente alla commissione esaminatrice due delle caratteristiche più ricercate: capacità e flessibilità del candidato.

Consiglio finale

A costo di sembrare spietato, bisogna essere realisti e prima ancora di provare a realizzare le proprie ambizioni extraterrestri è bene costruirsi una professione “usuale”, attraverso la quale realizzarsi e sentirsi soddisfatti.

Diventare astronauti professionisti è un sogno difficile da realizzare non tanto perché il ruolo implichi essere perfetti, ma per la carenza dei posti disponibili: ci sono poche, pochissime posizioni aperte per cui sono pochi, pochissimi coloro che riescono ad arrivarci. Nella stragrande maggioranza dei casi, peraltro, chi corona il proprio sogno lo fa grazie a una combinazione di capacità personali e condizioni contingenti, diciamo “al contorno”, che nessuno può illudersi di controllare.

Il che, beninteso, non deve demoralizzare. Al contrario, credere nel proprio sogno e dare il massimo per realizzarlo sono ingredienti indispensabili per chi voglia davvero intraprendere questa carriera. Invece di sentirsi sconfitti in caso non si superi una selezione, è bene capire come riprovarci la volta successiva. Sia chiaro, parlo per esperienza personale: a me è andato bene il terzo tentativo.

Per finire, a un certo punto occorre anche capire e soprattutto accettare che questo sogno possa rimanere irrealizzato. Anche in questo caso sappiate che non tutto è perduto: andare nello spazio, sebbene non da professionisti, sarà un’esperienza “ordinaria” nel futuro prossimo, quando il turismo oltre l’atmosfera diventerà via via più accessibile. C’è già stato chi, pur non essendo diventato astronauta professionista, non solo ha trovato piena soddisfazione in un altro lavoro, ma grazie ai propri guadagni (cifre che, detto fra noi, da astronauta sarebbero state irraggiungibili) si è pagato comunque un “passaggio” nello spazio”.

Non resta, allora, che provarci. Con l’in bocca al lupo, o il “goodspeed” di AstroPaolo

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