La beatificazione di padre Puglisi, commovente cerimonia al Foro Italico. La Chiesa lo celebrerà il 21 ottobre

di Redazione

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La beatificazione di padre Puglisi, commovente cerimonia al Foro Italico. La Chiesa lo celebrerà il 21 ottobre

| sabato 25 Maggio 2013 - 07:54

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PALERMO, 25 MAGGIO 2013 – Dopo una cerimonia intensa e carica di emozione, durata circa due ore, si è conclusa la beatificazione di Padre Pino Puglisi. Il Foro Italico gremito da quasi centomila fedeli, numerose personalità fra le quali il presidente del Senato, Piero Grasso e il vicepremier Angelino Alfano.

 

Quaranta vescovi, 750 presbiteri e 70 diaconi, per la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Paolo Romeo. Il rito di beatificazione è invece  presieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato del Santo Padre Francesco.

 

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato all’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, un messaggio in cui esprime la sua personale vicinanza “alla figura di un sacerdote il cui martirio costituisce una grande testimonianza di fede cristiana, di profonda generosità e di altissimo coraggio civile. L’orrore suscitato in tutto il paese dal barbaro assassinio di Don Puglisi rimarrà nella memoria di tutti noi e la sua intensa e feconda esperienza pastorale, svolta sempre nelle realtà più difficili della Sicilia, continua a rappresentare un esempio per tutti coloro che non intendono piegarsi alle prevaricazioni della criminalità mafiosa”.

 

Si inizia con la cerimonia di beatificazione presieduta dal cardinale De Giorgi. Dal pulpito viene letta una breve biografia di Don Pino. De Giorgi legge la lettera apostolica del papa che proclama Padre Puglisi beato: “Il Venerabile servo di Dio Puglisi, pastore secondo il cuore di Cristo, seminatore evangelico di perdono e riconciliazione sia da ora in poi chiamato Beato”. La sua festa sarà celebrata ogni anno il 21 ottobre. Don Pino Puglisi è Beato. Un fremito di commozione scuote non solo il Foro Italico ma tutta la Chiesa siciliana e il Paese. 

 

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Viene scoperta una grande immagine del Beato Pino Puglisi che campeggia sull’altare. Naturalmente un’immagine sorridente, come quel sorriso che lui regalò all’uomo che lo uccise a Brancaccio. 

 

Il cardinale De Giorgi ringrazia per avere fatto sì che Padre Puglisi diventasse Beato il Pontefice Francesco ed il suo predecessore, Papa Benedetto XVI. Due papi che sembra abbiano voluto concretizzare ciò che probabilmente Papa Giovanni Paolo II voleva fortemente. Il Papa del discorso del 9 maggio 1993 nel quale sciolse ogni ambiguità del passato e affermò in modo duro, inflessibile e severo il no dei cristiani e della Chiesa cattolica alla mafia. 

 

Dopo la beatificazione, la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo. Il passo del Vangelo di Giovanni è prima letto in greco da un Diacono di rito Bizantino a sottolineare la presenza in Sicilia di una grossa comunità arbereshe. “Il chicco di grano, per germogliare, deve morire a se stesso, anche l’uomo deve morire all’egoismo per vivere di nuovo”. 

 

Il cardinale Romeo nell’omelia esordisce: “Più vediamo il volto di padre Pino più sentiamo che il suo sorriso ci unisce tutti. Sorride ancora Padre Pino e finalmente possiamo invocarlo Beato”. “La Chiesa – continua – lo pone ad esempio per tutti noi. Come dice il Vangelo, il chicco di grano deve morire per dare frutto, lo spiegava Padre Puglisi ai giovani. L’impegno può diventare sacrificio ma solo questo dà vera gioia”. 

 

“Padre Puglisi – dice Romeo – fu chicco e morì ogni giorno un poco con il suo impegno totale e continuo per la sua Chiesa. Don Pino parla in particolare a noi sacerdoti, non fu mai un prete per mestiere ma un vero Pastore come dice la lettera apostolica di Papa Francesco. La mano assassina della mafia ha amplificato il sacrificio quotidiano di Padre Puglisi donando il suo esempio a tutto il mondo cristiano”. 

 

“Tre P, Padre Pino Puglisi, – continua Romeo – fu un continuo generare di figli. Chi lo incontrava si sentiva accolto dall’amico e dal fratello ed anche amato da Dio, un Padre discreto nell’accompagnamento e nell’ascolto generoso. Amava definirsi un rompiscatole ma sempre in paziente attesa della fede altrui. Servo, pastore, padre soprattutto nei confronti dei piccoli e dei poveri”. 

 

Romeo ricorda il Centro Padre Nostro, “di nostro c’è Dio Padre che ama tutti, dentro e fuori la Chiesa. Il Centro Padre Nostro doveva rendere visibile questa paternità vera. Era una promanazione del nostro essere cristiani. Come lui diceva era al servizio della persona nella sua totalità. Padre Puglisi sottraeva alla mafia consenso, manovalanza e controllo del territorio. Così la mafia, tante volte devota a parole, lo uccise. Chi dice di amare Dio e odia suo fratello non è credente. La mafia nulla ha a che fare con il Vangelo della vita che Gesù ha portato all’uomo. Lo dimostra quanti servitori della verità e dello Stato sono stati uccisi dalla mafia”.

 

Romeo ricorda il giudice Levatino, Falcone e Borsellino fra gli applausi del pubblico e poi con voce vibrante dall’emozione cita un passaggio del famoso “anatema” contro la mafia pronunciato da Giovanni Paolo II il 9 maggio del 1993 nella valle dei Templi. Un altro applauso sottolinea le sue parole.

 

“Beato martire Giuseppe, il tuo sangue continuerà a fertilizzare la nostra comunità”, prega il Cardinale, e al nuovo Beato chiede di pregare per il futuro della nostra terra. 

 

Prima dell’eucarestia il rito dell’offertorio affidato ai due fratelli di Don Pino, Franco e Gaetano, ad una coppia che il Beato sposò il giorno stesso nel quale fu poi ucciso, ai giovani del Centro Padre Nostro, ad alcuni cittadini extracomunitari di Palermo. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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