Gli organizzatori del Pride 2013: “Ormai il nostro logo è simbolo di amore e libertà”

di Redazione

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Gli organizzatori del Pride 2013: “Ormai il nostro logo è simbolo di amore e libertà”

| lunedì 15 Luglio 2013 - 17:33

gay pride logo

PALERMO, 15 LUGLIO 2013 – Titti De Simone, presidente del Comitato organizzatore del Palermo Pride, getta acqua sul fuoco. “La proiezione di quel logo – precisa subito – non è una nostra iniziativa, non ne sapevamo niente”. Ma prende anche le distanze dalla polemica.

 

“Non entro nel merito – dice – la trovo solo eccessiva e pretestuosa”. Ricalcando un po’ le parole del sindaco Orlando e dell’assessore Giambrone parla di “un simbolo fra tanti, è stato raccontato un pezzo della città”.

 

Perchè comunque il Palermo Gay Pride è parte, ormai, della storia di questa città. “Il Pride – dice ancora De Simone – è qualcosa che ha unito e che unisce la città, fare polemica non ha senso. I simboli non sono mai stati contro qualcuno ma nel desiderio di unire: i valori sono comuni e sono quelli dell’amore e della pace”.

 

Una riflessione più articolata Luigi Carollo, altro rappresentante del Gay Pride, la affida a Facebook. Anche lui precisa subito: “Se il video da proiettare sulla Cattedrale lo avessero commissionato a noi del Coordinamento Palermo Pride, quasi certamente non avremmo pensato di inserire l’asterisco che è ormai simbolo del Pride stesso né tanto meno altri riferimenti ai temi Lgbt”.

 

Ma proprio perchè il video non è “firmato” dal coordinamento del Gay Pride, secondo Carollo assume un significato diverso: “Quel che è accaduto – scrive – dimostra che il Pride che noi abbiamo costruito è diventato, anche al di là delle nostre aspettative, un “messaggio” ricco e complesso. È diventato paradigma di inclusione, di partecipazione, di accoglienza senza barriere e, soprattutto, celebrazione della libertà di amare e desiderare a prescindere da Generi ed Orientamenti Sessuali. E di questo paradigma hanno preso possesso tutti/e: associazioni, movimenti e persone anche e soprattutto non Lgbt. Lo hanno preso e lo usano per esprimere la loro idea di libertà, la loro idea di partecipazione”.

 

“Mi dispiace – aggiunge -, ma non per gli insulti bensì perchè chi ci attacca commette un errore di valutazione e di ignoranza. Siamo considerati i colpevoli di una provocazione? Mi dispiace, ma solo perchè non si è trattato di una provocazione e chi la riduce a questo non ha evidentemente colto il messaggio fondamentale. E cioè che dentro l’asterisco del Palermo Pride una grande parte di questa città trova le sue storie e le sue battaglie e le racconta senza più chiedere il permesso nemmeno a chi il Pride lo ha ideato e lo organizza; perchè l’asterisco è diventato un simbolo che va oltre i temi Lgbt. Anzi, ancora meglio: perchè una grande parte di questa città ha scelto di assumere le battaglie Lgbt come “segno” di una più complessa e più diffusa battaglia di Libertà”.

 

“Quel che è accaduto alla Cattedrale – conclude – dimostra che noi organizzatori del Pride abbiamo “perso” il nostro simbolo. E quindi abbiamo decisamente “vinto”. Politicamente e culturalmente”.

 

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