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Viaggio nella zona industriale di Carini | Cattedrali abbandonate tra cumuli di rifiuti

C’erano Italtel e Keller. C’erano le argenterie e la Telecom. Ci sono “posteggiati” i vagoni di AnsaldoBreda, ma potrebbero non esserci più già dal mese prossimo. La zona industriale di Carini, a pochi chilometri dal capoluogo della Sicilia, è piena di cattedrali nel deserto, circondata soltanto da auto che sfrecciano tra cumuli di immondizia e discariche abusive. Soltanto i neon del centro commerciale Poseidon illuminano il cielo del tardo pomeriggio sullo svincolo autostradale.

Poco più in là, un simbolo, il Johnnie Walker chiuso. Scarico abusivo nello splendido mare della costa occidentale della Sicilia la causa del sequestro. Insomma, incapacità politica, crisi economica o errori di siciliani troppo “furbi”? Probabilmente soltanto un mix di questi elementi, un cocktail esplosivo che ha portato il territorio a uno stato di morte apparente.

Gli esperti la chiamano “deindustrializzazione della Sicilia” e si battono perché  vi si ponga rimedio. Ma si scontrano con quanti – forse non potendo fare altrimenti, forse a ragion veduta, chi lo saprà mai – dicono che la Sicilia, per uscire dalla crisi che l’ha colpita, dovrebbe investire nei settori che maggiormente la rappresentano: agricoltura e turismo.

Certo, guardare la zona industriale di Carini fa pensare che forse una possibilità per la grande industria in Sicilia bisognava lasciarla, con una politica mirata e interventi tempestivi. Anche se il dubbio che imprenditori incompetenti siano giunti fino a oggi grazie a “mamma Regione” tormenta.

Intanto, l’appello dell’assessore alle Attività produttive del Comune, Monia Arizzi, arriva nel capoluogo  attraverso la riunione della terza Commissione dell’Ars a Carini per affrontare la questione del rischio chiusura dell’AnsaldoBreda, seduta a cui ha partecipato anche l’assessore regionale Linda Vancheri: “Dobbiamo rilanciare questo territorio, strappato al verde per ragioni di sviluppo – ha detto Monia Arizzi – ma che adesso vede soltanto la disperazione di lavoratori che perdono la propria occupazione e piombano nell’incertezza del futuro”.

Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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