Terremoto giudiziario all’Ars, le reazioni del mondo politico

di Maria Teresa Camarda

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Terremoto giudiziario all’Ars, le reazioni del mondo politico

| martedì 14 Gennaio 2014 - 20:10

La bufera che si è abbattuta sul Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, con 13 ex capigruppo indagati per peculato ha scatenato le reazioni del mondo politico. Intanto, non appena è giunta la notizia di colpo l’aula dell’Ars e i corridoi del Palazzo si sono svuotati.

“Il passato ci rincorre”, ha commentato laconico il presidente della Regione, Rosario Crocetta, prima di tagliare corto dicendo: “Abbiamo la Finanziaria da approvare“.

L’ex capogruppo del Partito democratico, Antonello Cracolici, a cui sono contestate varie spese, tra cui l’acquisto di cialde per il caffè, bottiglie di acqua minerale e la pubblicazione di necrologi, si è presentato per primo in Aula. “Si tratta – ha detto Cracolici – di un’inchiesta giudiziaria nota e partita già tempo fa. Ogni contestazione riguarda la mia attività di capogruppo. Ci tengo a precisare che non mi viene contestato alcun euro intascato. Tutte le contestazioni che mi vengono poste – ha aggiunto – riguardano la mie funzioni di capogruppo, non un acquisto improprio, non le mutande, né mi è stato formalizzato di essermi messo in tasca un euro. Le mie attività sono tracciabili”.

“Apprezziamo il gesto e la sensibilità di Antonello Cracolici che, appena ricevuta una comunicazione formale dagli inquirenti in merito all’indagine sull’Ars, ha sentito il bisogno di comunicarlo prima al gruppo Pd e subito dopo al Parlamento. Un gesto rispetto istituzionale che va apprezzato”, dicono il segretario regionale, Giuseppe Lupo ed il presidente del gruppo parlamentare Pd, Baldo Gucciardi.

“Sono stato convocato dalla Procura per rispondere del mio operato da capogruppo, durato soltanto sei mesi, nella passata legislatura. Ritengo – ha scritto in una nota  il deputato regionale dell’Udc, Nicola D’Agostino – di aver svolto l’incarico con assoluta correttezza. Non ho mai utilizzato fondi del gruppo per uso diversi da quelli istituzionali e politici, men che meno per finalità personali. Attendo di essere sentito con serenità. Ho svolto il mio breve mandato di capogruppo in continuità rispettando gli impegni contrattuali ereditati, sia lavorativi che per beni e servizi. Mi difenderò nei modi consentiti nell’unica sede giusta che è quella  giudiziaria, nelle quale, da uomo delle istituzioni, non posso che riporre totale fiducia”.

“Ancora una volta l’onorabilità e l’integrità delle istituzioni sono rimesse nella mani della magistratura. Non conosciamo, se non per via di fonti giornalistiche – scrivono i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars – le accuse avanzate nei confronti dei politici indagati. E’ evidente, comunque, come rappresentato a piu’ riprese nel corso di questa legislatura, la necessità di un intervento legislativo deciso per mettere fine al malcostume nelle gestione dei soldi dei cittadini”.

“Il vecchio-nuovo Pd di Renzi inciampa nelle spese da…Faraone”, scherza  il capogruppo del M5S al Senato Vincenzo Maurizio Santangelo. “Dopo l’inchiesta per peculato ai danni del parlamentare del Pd responsabile delle politiche di Welfare Davide Faraone, che cosa ha da dire Matteo Renzi? Perchè non parla?”.

Più duro il commento del grillino Riccardo Nuti, già protagonista di uno scontro a distanza con Faraone: “Compatibile con le istituzioni come il presepe e Ferragosto. Faccia un bagno di umiltà e faccia non uno, ma due passi indietro e lasci le cariche di deputato e responsabile del welfare della segretaria di Renzi. Se il nuovo del Pd di Renzi, è questo, molto, molto meglio l’usato sicuro”.

Puntuale la risposta del parlamentare nazionale, Davide Faraone: “Benissimo la Procura: indaghi. E se c’è qualche ladro deve pagare. Sono certo che emergerà chiaramente se c’è qualcuno che ha rubato e ha utilizzato le risorse per lucro personale. Per quel che mi riguarda, dovessi essere rinviato a giudizio, mi dimetto, mi dimetto anche da uomo. Ma non ci si arriverà perché sono sicuro di come ho usato i soldi.”.

“Una delle cose che mi dispiace di più è che apprendo di essere indagato dalla stampa – dice Toto Cordaro, capogruppo all’Ars del Pid-Cantiere popolare. – Questa è una pratica di malcostume. Sono sereno comunque perché saprò giustificare tutte le spese che eventualmente vorranno contestarmi”.

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