Il 2013 appena trascorso si può archiviare come uno degli anni peggiori da un punto di vista economico e dell’occupazione per la Sicilia.
Come si evince da uno studio appena pubblicato dalla Regione siciliana, il biennio 2012/2013 è stato disastroso, con il prodotto interno lordo reale crollato del 6,5 per cento, risultato peggiore della media nazionale (-4,4%) e di quella del Mezzogiorno (-5,6%).
Performance che si sono abbattute sull’occupazione, con una emorragia di posti che sembra inarrestabile. Nei primi nove mesi del 2013, secondo il dossier della Regione sono stati persi 13 mila posti di lavoro nell’agricoltura (-13% rispetto allo stesso periodo del 2012) e 50 mila posti nei ‘servizi’ (-4,7%), in particolare 38 mila posti in fumo nel commercio.
Non va meglio nell’industria in senso stretto con una perdita dello 0,5% e nelle costruzione con un calo degli occupati de 7%. Sintomatico il dato sugli ammortizzatori sociali: nei primi nove mesi del 2013 le ore di cassa integrazione richieste all’Inps sono diminuite del 36,4% (e pari a 8,6 milioni) rispetto all’analogo periodo del 2012.
Ma “il dato positivo deve comunque essere valutato attentamente – scrivono gli analisti del servizio statistica della Regione – In primo luogo, effettuando un raffronto con le ore concesse nel 2008, anno di inizio della crisi, ci si accorge che il ricorso a questa forma di ammortizzatore è in forte crescita (+302,8%). In secondo luogo, è da ipotizzare che la flessione di ore autorizzate sia in realtà da spiegare con il fenomeno più allarmante del ricorso a forme di mobilità, o persino di licenziamento dei lavoratori, da parte di molte aziende, una volta esaurite le diverse forme di cassa integrazione”.