La Caritas sostituisce l’Agea e nasce “Food for all” | Il vicedirettore Sedia: “Sempre di più le richieste di aiuto”

di Alessia Rotolo

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La Caritas sostituisce l’Agea e nasce “Food for all” | Il vicedirettore Sedia: “Sempre di più le richieste di aiuto”

| sabato 22 Febbraio 2014 - 14:29

“Food for all” è la risposta della Caritas diocesana di Palermo per il 2014 al vulnus lasciato dalla Agea, l’Agenzia per l’erogazione in agricoltura che distribuiva derrate alimentari per gli indigenti e che in base alla nuova programmazione europea non sarà più attiva. Sono circa 35 le parrocchie di Palermo che hanno aderito a questo nuovo progetto per circa diecimila assistiti, la distribuzione alle parrocchie verrà fatta ogni 45 giorni.

La Caritas per sopperire alla mancanza degli alimenti Agea ha pensato di fare un accordo e avere un miglior prezzo con i fornitori (sono circa 10 aziende locali) per avere ingenti quantitativi di cibo. I prodotti sono sempre gli stessi della Agea: pasta, legumi, formaggi, biscotti, sughi e olio solo che a fornirli saranno aziende private. “Poi chiederemo alle parrocchie di organizzare delle iniziative per sostenere la loro affiliazione – spiega Mario Sedia, vicedirettore della Caritas diocesana di Palermo – una parte dell’investimento lo faremo noi, ma anche le parrocchie dovranno aiutarci. I fondi a nostra disposizione sono sempre gli stessi: 400mila euro l’anno che ci arrivano dall’8×1000 alla chiesa cattolica, ma le richieste di aiuto che ci arrivano da più e più parti sono davvero troppe. Io non ci dormo più la notte”.

“La coperta è stretta e la Caritas non può rispondere a tutti a tutto e a tutte le esigenze. Nello scorso decennio abbiamo vissuto un modello caritativo – continua il vicedirettore – adesso è cambiata la società e anche il modello socio assistenziale che fino ad ora abbiamo proposto non funziona più. Bisogna capire qual è il modello corretto da proporre”.

Il governo, in dialogo con le più grandi organizzazioni, dovrà capire chi sostituirà l’Agea, ma non prima di settembre. Intanto sappiamo che il 10 percento dei 31 milioni dei fondi Fesdre e Fse (Fondi sociali europei) 2014-2020 saranno impegnati proprio per il settore alimentare. “Su di noi è stata trasferita la pretesa di dover aiutare tutti e tutto e non è così – continua Sedia.  – Bisogna puntare e investire sulle relazioni, sulle prassi di buon vicinato di sostegno tra le famiglie”.

“Al nord gli enti caritativi neanche partecipano ai bandi comunali o europei perché ci sono le fondazioni e le aziende che devono devolvere una parte degli utili per la responsabilità sociale – continua. – Al sud invece si ragione fronteggiando le emergenze con i servizi e con la nascita di cooperative, ma se non si risponde con una pianificazione e si agisce solo sui progetti finanziati, i finanziamenti poi finiscono, le cooperative non hanno più soldi ed è un cane che si morde la coda”. “Mancano le politiche che rispondano ai problemi – conclude Sedia – Il momento che stiamo vivendo è di cambiamento e di sicuro non è più il modello socioassistenziale quello da proporre”.

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