Il caso Di Matteo al centro della Commissione Antimafia | Bindi: “Tutti gli strumenti dello Stato per la sua sicurezza”

di Maria Teresa Camarda

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Il caso Di Matteo al centro della Commissione Antimafia | Bindi: “Tutti gli strumenti dello Stato per la sua sicurezza”

| lunedì 03 Marzo 2014 - 16:26

“Sia l’Agenzia per i beni confiscati che l’intera legislazione in materia di misure di prevenzione vanno riviste. È possibile dirlo ora, dopo un periodo di sperimentazione, che ha dato anche buoni frutti”. Si è concluso il primo giorno di audizioni della Commissione nazionale Antimafia a Palermo e il presidente Rosy Bindi ha confermato il suo proposito di intervenire in maniera incisiva sulla legislazione per i beni sequestrati e confiscati.

“Servono strumenti legislativi che ci facciano sequestrare di più”, ha aggiunto. Poi, sulle dichiarazioni dell’ex direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, Giuseppe Caruso, che si è espresso criticamente, tra l’altro, sui comportamenti di alcuni amministratori giudiziari, Bindi ha detto: “Per quanto ci riguarda, non c’è stata alcuna polemica. Abbiamo ascoltato Caruso per avere spiegazioni sulle sue affermazioni, mossi solo dall’intento di sequestrare e confiscare più beni possibili e di metterle a disposizione della collettività”.

Anche la trattativa Stato-mafia è stata al centro dell’incontro tra la commissione Antimafia e i magistrati palermitani. La circostanza è stata ribadita dal procuratore Francesco Messineo. “Si è parlato, tra l’altro – ha detto Messineo – anche del contesto di connivenze di cui gode il boss latitante Messina Denaro”.

“Ci sono state fatte domande sul processo e su alcuni sviluppi investigativi come quelli relativi alle intercettazioni di Riina. Abbiamo chiesto che parti delle audizioni siano secretate”, ha detto il pm Nino Di Matteo, pubblica accusa al dibattimento sul patto tra Cosa nostra e pezzi delle istituzioni.

E Bindi ha parlato anche della sicurezza del pubblico ministero minacciato dalla mafia. “I magistrati sentiti oggi hanno espresso gratitudine verso le forze dell’ordine, soprattutto i carabinieri ai quali è consegnata la sicurezza di Nino Di Matteo, perché la risposta è stata immediata, perché tutto ciò di cui oggi dispone lo Stato per i livelli massimi di sicurezza è stato messo a disposizione di tutti i magistrati oggetto di minacce. Sappiamo che la tecnica è in evoluzione e serve sempre avere elementi ulteriori di conoscenza. Ma è stato riconosciuto l’impegno pieno dello Stato”, ha detto la presidente Rosy Bindi.

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