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Vertice Ue, Renzi supera l’esame di Barroso: | “L’Europa sosterrà le riforme italiane”

Il pre-vertice fra il presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente della commissione europea a Bruxelles era cominciato con veri e propri messaggi a distanza. Ma è bastato, così sembra, un colloquio faccia a faccia con il premier italiano per distendere il clima fra il presidente della commissione europea, Jose Manuel Barroso e Matteo Renzi. Tanto che in un tweet, postato da poco, dal presidente della commissione si legge il sostanziale via libera dell’Ue alle riforme italiane annunciate dal presidente del consiglio: “Un colloquio molto positivo  con il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi. L’Europa sosterrà le riforme in Italia” si legge nella didascalia alla foto postata nel cinguettio della stretta di mano fra i due.

Eppure questa mattina il clima era sembrato teso. Barroso, prima che il premier italiano sbarcasse nella cittadina belga per la due giorni di vertice dei capi di stato europei, aveva detto: “Il rispetto degli impegni presi” in sede europea – dice – “è fondamentale” per la fiducia dell’Ue nell’Italia. Poi però il presidente della commissione Ue si blocca e per non dare adito ad un incidente diplomatico stoppa le dichiarazioni: “Sul defitic italiano non posso fare dichiarazioni prima di aver parlato con Renzi” è il senso delle parole successive.

A Renzi è bastato uno sguardo alle agenzie di stampa, appena giunto a Bruxelles intorno alle 13.45 per rilanciare la sua risposta: “L’Italia sta rispettando tutti i vincoli, l’Italia è un Paese che i vincoli li rispetta”. Un botta e risposta non esattamente ‘placido’ fra i due che anticipa il vertice avviato poco più di mezz’ora fa a Bruxelles in cui all’ordine del giorno ci sono le politiche economiche dei paesi membri e che accompagna alla scadenza del 15 aprile, data in cui l’Italia dovrà presentare documenti finanziari e progetti di riforma, dopo la presentazione a Parigi e a Berlino fatta da Renzi al presidente Hollande e alla cancelliera Merkel.

Certo è da comprendere il credito al piano di riforme del governo Renzi che i capi di Stato europei – pur con le ‘raccomandazioni’ favorevoli della Germania – vorranno dare all’Italia. Che in questo momento sembra barcamenarsi su due distinte posizioni: da un lato la battaglia comune alla Francia di far pesare il proprio veto e il proprio voto a favore di un’Europa meno legata ai vincoli finanziari. Una posizione che Renzi ha espresso anche ieri nei suoi discorsi alla Camera e al Senato prima di partire per Bruxelles in un cui ha definito ‘anacronistico’ l’obbligo del 3% fra deficit e Pil imposto dall’Ue. Alla base di questa posizione contro le politiche di austerithy’, che da segretario del Pd prima e da candidato ancora di più, Renzi ha contestato vivacemente facendo anche immaginare una linea più netta di opposizione alla politica dello spread, c’è l’idea che una iniezione di risorse economiche nel circuito economico abbassando le tasse ai cittadini possa rimettere in moto i consumi interni italiani ridotti ormai al lumicino.

Dall’altro lato, comunque, Renzi sa di non poter attaccare a muso duro i principali, e più forti, alleati dell’Ue ingaggiando una battaglia persa in partenza. Adesso, al di là, delle parole della Merkel dopo l’incontro con il premier italiano, si tratterà di capire se dall’Unione verrà il via libera all’abbattimento del cuneo fiscale con l’abbattimento delle aliquote Irpef e l’uso dei 10 miliardi di euro annunciato da Renzi per aumentare di 80 euro le buste paga di 10 mila dipendenti, pubblici e privati, italiani che guadagnano meno di 1500 euro al mese.

Elena Di Dio

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