Yara, Chiara, Meredith: chi le ha uccise? | I delitti, le ipotesi e nessun assassino

di Azzurra Sichera

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Yara, Chiara, Meredith: chi le ha uccise? | I delitti, le ipotesi e nessun assassino

| venerdì 02 Maggio 2014 - 09:15

Yara, Chiara, Meredith. Tre ragazze le cui storie sono state raccontate attraverso la cronaca dei loro delitti. Delitti che ancora non hanno conosciuto la parola fine. Per le loro famiglie queste tre ragazze ancora non hanno avuto giustizia.

Yara Gambirasio, 13 anni,  il 26 novembre del 2010 è stata rapita a Brembate di Sopra dopo il suo allenamento in palestra, dove sognava di diventare una ginnasta. Tre mesi dopo il suo corpo privo di vita è stato trovato  in un campo a Chignolo d’Isola.

Yara tentò di fuggire dal suo assassino. Riuscì in qualche modo a scappare dall’auto su cui era salita ma il killer la raggiunse quasi subito. L’afferrò da dietro per il giubbotto, e le diede i primi colpi sulla schiena. La ragazza cercava di divincolarsi quando fu ferita alla gola. Yara ha lottato fino all’ultimo istante. Il suo assassino la gettò a terra e le si mise di sopra a cavalcioni per colpirla ancora. La ragazza riuscì a fargli cadere l’arma, afferrandosi con tutte le forze al suo istinto di sopravvivenza, fino a quando le mani del killer non le strinsero la gola e lei rimase immobile per sempre. Secondo gli investigatori tutto è successo quella terribile notte del 26 novembre.

Dopo aver effettuato centinaia di test del DNA e aver appurato che l’omicida è figlio di Giuseppe Guerinoni, autista di Gorno morto nel 1999, adesso si cerca la madre.

Le indagini fanno pensare che sia una donna rimasta incinta nel 1985, quando aveva 17 anni e frequentava un istituto superiore di Clusone. I carabinieri stanno setacciando i registri degli studente che frequentavano in quegli anni le scuole di quella zona. La segnalazione è arrivata da un uomo che si è presentato dai carabinieri raccontando la storia di una sua conoscente, di 46 anni, che frequentava lo stesso istituto superiore della ragazza-madre che aveva avuto una relazione con un autista dei bus di linea.

Un’intricata serie di relazioni, di corrispondenze, tra le quali gli investigatori dovrebbe riuscire a trovare il nome dell’assassino della piccola Yara.

Meredith Susanna Cara Kercher, 22 anni, studentesse inglese, è stata uccisa il 1° novembre del 2007, in una casa a Perugia dove era arrivata per il progetto universitario Erasmus. Morì dissanguata per una profonda ferita alla gola.

Per il suo omicidio fu condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino Rudy Guede e, in primo grado, come concorrenti nell’omicidio, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, fidanzati all’epoca del delitto. I due hanno vissuto gli ultimi anni tra apparizioni in tribunale e in tv, continuando a dichiararsi innocenti. Ma la loro vicenda giudiziara è molto complessa: furono assolti in appello per non aver commesso il fatto; poi la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 annullò la sentenza assolutoria d’appello e rinviò gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Il 30 gennaio 2014 la Corte d’assise d’appello di Firenze ha confermato la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione e applicando a quest’ultimo la misura cautelare del divieto di espatrio con ritiro del passaporto.

In questi giorni sono arrivate le motivazione della Corte d’assise d’appello di Firenze: Meredith Kercher venne colpita al collo “da due armi da taglio distinte”, una impugnata da Amanda Knox che provocò la ferita ritenuta mortale mentre l’altra da Raffaele Sollecito. Si legge inoltre che esistono elementi indiziari “di sicuro affidamento” che confermano la presenza di Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito nella casa dove venne uccisa Meredith Kercher “nelle immediate fasi successive all’omicidio”.

Ma Amanda, continua a dichiararsi innocente e prosegue con le sue apparizioni alla tv americana per ribadirlo. “Io ho detto dall’inizio di questa lunga vicenda che Raffaele e io siamo innocenti dalle accuse contro di noi. Voglio ripetere ancora oggi quello che ho detto nel corso del processo: noi siamo innocenti dall’accusa contro di noi e le recenti motivazioni non cambiano il fatto della nostra innocenza” ha pure scritto sul suo blog. Nel suo paese sono tutti “innocentisti” e amano l’immagine di ragazza dolce che lei ha sempre mostrato. Un libro, un film, un nuovo taglio di capelli: quello che riguarda Amanda diventa un successo, almeno per il pubblico americano. Ma non è lo stesso per la famiglia di Meredith che ancora chiede che venga fatta chiarezza sulla quella terribile notte.

Chiara Poggi, 26 anni, laureata in Economia, fu uccisa in casa mentre i suoi genitori erano in vacanza il 13 agosto 2007. Fu il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi a chiamare il 118: ”Un’ambulanza in via Giovanni Pascoli”. ”Ma cos’è successo?”, chiese l’operatrice. ”Credo abbiano ucciso una persona. Ma forse è viva… non lo so”, rispose lui. E da quel giorno il delitto si trasformò in giallo e anche in questo caso i procedimenti giudiziari sono stati lunghi e controversi. Il 24 settembre Stati fu fermato per omicidio volontario e poi scarcerato 4 giorni dopo per mancanza di prove.

Nel frattempo la sua posizione si fece più complicata: nel su pc vennero trovati file pedopornografici, vicenda per cui Stasi è stato poi condannato una pena pecuniaria. È il 17 dicembre 2009, invece, quando viene assolto in abbreviato dall’accusa di omicidio dal gup di Vigevano, dopo una “superperizia”.

L’8 novembre 2011 inizia il processo di secondo grado e il 6 dicembre la Corte d’Assise d’appello di Milano conferma l’assoluzione. Sentenza annullata dalla Cassazione quattro mesi fa, ma le motivazioni non sono ancora uscite (forse arriveranno a settembre) e solo quello che scriverà la Suprema Corte potrà fare chiarezza su ciò che saranno chiamati a valutare i giudici dell’appello ‘bis’ nei prossimi mesi. E si potrà sapere su quali punti dovrà essere probabilmente riaperto il processo: la famiglia Poggi, rappresentata dall’avvocato Gian Luigi Tizzoni, aveva chiesto di analizzare un capello trovato nella mano di Chiara, di acquisire l’ormai nota bicicletta nera da donna nella disponibilità degli Stasi e la ripetizione completa del cosiddetto esame della ”camminata” eseguito per capire come Alberto sia riuscito a non sporcarsi di sangue la suola delle scarpe quando entrò nella villetta.

Yara, Chiara, Meredith. Ma non solo loro. Anche la madre della piccola Denise Pipitone, la piccola sparita nel settembre 2004 all’età di quatto anni, grida la sua disperazione ed è in cerca della verità. Una lettera anonima recentemente ha sollevato l’ipotesi che la bambina sia stata seppellita a Mazara del Vallo.

Che cosa è successo a queste ragazze? Chi sono i loro assassini? La parola fine, in queste storie, ancora non è stata scritta.

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