Tutte le donne dovranno subire l’infibulazione. Lo prevede un “decreto” promulgato dall’autoproclamato “Califfo” Abu Bakr al Baghdadi ma la cui autenticità non può essere verificata, i cui miliziani jihadisti dell’Isis controllano ormai diverse zone tra Iraq e Siria.
L’infibulazione, la mutilazione dell’organo genitale femminile con l’asportazione chirurgica del clitoride, è una pratica finalizzata, nell’ideologia islamista a eliminare le possibilità di piacere sessuale per le donne, rendendole di fatto solo “macchine da riproduzione”.
Il decreto è datato 21 luglio e ha le insegne dello Stato islamico di Aleppo, nella regione di Azaz, a nord della metropoli siriana settentrionale. Il testo, che presenta numerosi errori tipografici, si basa su presunti detti attribuiti al Profeta Maometto, ma le fonti usate non sono quelle solitamente citate per sostenere la validità della tradizione profetica.
Il testo afferma che “per proteggere lo Stato islamico in Iraq e nel Levante e nel timore che il peccato e il vizio si propaghino tra gli uomini e le donne nella nostra società islamica, il nostro signore e principe dei fedeli Abu Bakr al Baghdadi ha deciso che in tutte le regioni dello Stato islamico le donne debbano essere cucite”.
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