Dopo l’Ocse e Bankitalia, anche Confindustria taglia le stime sul Pil. Lo riferisce il rapporto “Scenari economici” del Centro studi di viale di Confindustria. L’Italia non uscirà dalla recessione: il Pil calerà quest’anno dello 0,4%. La ripresa è quindi rimandata nel 2015, con un aumento limitato a un +0,5%.
Le precedenti stime del CsC (Centro studi Confindustria) relative a giugno, registravano un aumento dello 0,2% nel 2014 e dell’1% nel 2015. “Si può – dicono dal Csc – e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente”. Occorre però “puntare sul ritorno alla crescita del Pil dal primo trimestre del 2015 e a tassi di incremento trimestrali dell’1,2% annualizzato”.
Secondo le previsioni quindi il rapporto deficit/Pil è destinato a peggiorare. E rischierà di non rispettare i vincoli europei: sarà del 3% quest’anno e del 2,9% nel 2015.
La crescita dei prezzi al consumo risalirà solo nel 2015. Nelle nuove stime diffuse oggi, l’inflazione salirà infatti dello 0,3% nel 2014 e dello 0,5% nel 2015. Le stime di giugno indicavano un aumento dello 0,5% nel 2014 e dello 0,9% nel 2015.
Per quanto riguarda il fronte lavoro, il tasso di disoccupazione in Italia rimarrà invece fermo al 12,5% nel 2014 e nel 2015. Sono circa 3,2 milioni i disoccupati stimati nel secondo trimestre 2014.
Sono ancora molte aziende che hanno difficoltà nell’accesso al credito. Il Centro Studi di Confindustria riferisce però che i finanziamenti bancari erogati alle imprese italiane è aumentato: a luglio i prestiti sono cresciuti dello 0,2%, dopo essere rimasti fermi a giugno. Tante le aziende che non ottengono i prestiti richiesti: 13,1% nel manifatturiero ad agosto, da 15,6% a inizio anno (6,9% nella prima metà del 2011). Nella gran parte dei casi è la banca a negare il credito (87%).
Per Confindustria “anche l’articolo 18 deve essere oggetto di una revisione” ma nell’ambito di “una riforma complessiva del mercato del lavoro” in termini di flessibilità e tutele.