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Jobs Act, il Pd dice no all’articolo 18 | Renzi la spunta e argina i dissidenti

La Direzione del Pd ha approvato la relazione del segretario Matteo Renzi con 130 sì, 20 no e 11 astensioni. Dopo alcune indiscrezioni che sembravano indicare la strada della rottura definitiva all’interno del Partito democratico, l’86 per cento dei partecipanti ha deciso di appoggiare il documento del segretario. La minoranza è rimasta ferma all’opposizione, ma c’è stato anche chi, in segno di distensione, ha scelto di astenersi.

“O il Pd sarà in grado di anticipare il domani e ridare la speranza all’Italia o gli elettori faranno zapping abbandonandolo”. Il segretario del Partito democratico, il premier Matteo Renzi, ha provato già dall’apertura del suo discorso a ricompattare il suo partito, proprio nel momento in cui le divisioni interne si sono manifestate con più forza nel dibattito sul Jobs Act, che ha scatenato anche l’ira dei sindacati, con in testa la Cgil di Susanna Camusso.

“Vi propongo di votare con chiarezza un documento che segni il cammino del Pd sui temi di lavoro e occupazione e che ci consenta di superare alcuni tabù che ci hanno caratterizzato in questi anni – ha detto il presidente del Consiglio, che sulle divisioni interne al partito, ha aggiunto: “Le mediazioni vanno bene, il compromesso va bene, ma non si fanno a tutti i costi”. E sui sindacati la posizione del premier è stata molto dura: “A volte c’è bisogno di sfidarli”.

Il cuore del dibattito è stato sull’articolo 18. “Il rispetto del diritto costituzionale non è nell’avere o no l’art. 18, ma nell’avere lavoro. Se fosse l’art.18 il riferimento costituzionale allora perché per 44 anni c’è stata differenza tra aziende con 15 dipendenti o di più? – ha sottolineato il premier. – L’attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per discriminatorio e disciplinare. Il lavoro non si crea difendendo regole di 44 anni fa, ma innovando”.

COS’È L’ARTICOLO 18

“Serve un Paese – ha aggiunto Renzi – che vuole investire e dare risposte ai nuovi deboli che sono tanti e hanno bisogno di risposte diverse da quelle date finora. La rete di protezione si è rotta, non va eliminata ma ricucita, sapendo che c’è uno Stato amico che li aiuta”.

E Pierluigi Bersani aveva lanciato un monito: “Cerchiamo di raffreddarci un po’ la testa, abbiamo un paese da governare con un sacco di guai. Ma non è accettabile che chi esprime un’idea venga privato della dignità, il Pd non può usare il metodo Boffo”.

Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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