Nuovo appello di Napolitano: “No alla paralisi, servono riforme essenziali”

di Redazione

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Nuovo appello di Napolitano: “No alla paralisi, servono riforme essenziali”

| giovedì 23 Ottobre 2014 - 13:34

“Non possiamo rimanere prigionieri di paralisi e impedimenti è il nuovo appello di Giorgio Napolitano che arriva nel giorno in cui a Bruxelles si svolge il Consiglio europeo. Secondo il capo dello Stato è necessario varare “con passo celere e determinazione” alcuni “cambiamenti essenziali”. Il presidente della Repubblica, nel corso della cerimonia di consegna delle onorificenza ai Cavalieri del Lavoro al Quirinale ha aggiunto: “Continuerò a svolgere il mio ruolo di garante nei limiti delle mie forze”.

Napolitano ha poi chiesto che l’Europa percorra finalmente la via della crescita e dello sviluppo: “Dai paesi asiatici sono venuti contributi preziosi” per il superamento della crisi finanziaria “ma tocca alla Ue imboccare ora la strada di politiche decisamente orientate alla crescita”. E deve essere tutta la Ue perché “accusano i colpi della stagnazione, se non deflazione”.

In Italia, ha sottolineato il capo dello Stato, ci sono “clamorosi segni di negatività nella vita del Paese: dalla corruzione nel pubblico e nel privato alla criminalità, dalla scarsa funzionalità di troppe amministrazioni centrali e locali, a regressione in senso becero e violento dei comportamenti di individui e di gruppi asociali, fino alle degenerazioni eversive vere e proprie”.

Nel suo lungo intervento al Quirinale che sottolinea l’esigenza che il nostro Paese “esca dalla crisi e torni a crescere, libera da zavorre”. Infine ha aggiunto che, con le sue nomine presidenziali per la Consulta, è stato costretto a dare “un esempio dovuto e severo, con scelte imparziali anche ad un minimo di riequilibrio di genere”.”Sul piano politico, e con gravi implicazioni per la vita delle istituzioni, le troppe contrapposizioni pregiudiziali, l’incapacità di dialogo e di intesa, gli atteggiamenti frenanti o di vero e proprio rifiuto rispetto a scelte concrete di riforma, sono stati – ha aggiunto il presidente – l’espressione di conservatorismi, corporativismi e ingiuste pretese di conservazione di posizione di rendita, di ingiuste posizione acquisite”.

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